Recentemente, l'American Institute of International Steel (AIIS) ha scritto al presidente USA Donald Trump per chiedergli la chiusura dell'indagine aperta lo scorso aprile contro le importazioni di acciaio, in conformità con l'articolo 232 del Trade Expansion Act del 1962.
L'AIIS sostiene che l'industria siderurgica sia già il settore più protetto all'interno degli Stati Uniti, come dimostrato dai numerosi dazi antidumping e compensativi in vigore oggigiorno. Secondo i dati diffusi dal Dipartimento del Commercio USA, inoltre, l'industria siderurgica statunitense è in attivo dal 2009. Qualsiasi ulteriore limitazione all'import, secondo l'AIIS, porterebbe ad azioni ritorsive a livello mondiale, anche ben al di fuori del settore acciaio, impattando negativamente sul miglioramento del PIL del paese.
"Il nostro istituto - ha scritto l'AIIS - rispetta la necessità di una forte industria siderurgica nazionale, ma con rispetto sostiene che fornire un'ulteriore protezione a un mercato che storicamente ha bisogno di acciaio di importazione non è un sentiero prudente da percorrere. Il 19,6% di tutte le nostre importazioni siderurgiche riguarda materiale importato dalle nostre stesse acciaierie nella forma di prodotti semilavorati. Non cerchiamo di proteggere i pochi a scapito di molti, e revochiamo ora l'indagine 232, mantenendo i porti del paese e numerosi lavoratori americani all'interno della catena nazionale di fornitura dell'acciaio", è stato l'appello finale dell'AIIS.