Sandrini (Assofermet Acciai): difficile che i prezzi dei piani salgano di 30 euro

martedì, 14 maggio 2019 10:21:30 (GMT+3)   |   Brescia
       

Una mossa che servirà a stabilizzare le quotazioni, ma che difficilmente riuscirà a determinare una ripresa. Questa l'opinione di Tommaso Sandrini, Presidente di Assofermet Acciai, in merito all'aumento annunciato la scorsa settimana sui prezzi dei piani da parte del colosso ArcelorMittal. «L'annuncio - ha spiegato Sandrini a SteelOrbis - è giustificato dall'andamento dei costi delle materie prime, che è effettivamente penalizzante; purtroppo, tuttavia, non vedo una domanda tale da poterlo aiutare: oggi non c'è nessun settore industriale né in Italia né in Europa che mostri una chiara tendenza al rialzo. La debolezza è generalizzata: riguarda l'automotive, la meccanica, le costruzioni, l'elettrodomestico, i macchinari». 

«Paradossalmente - ha aggiunto Sandrini - non è l'import che sta spingendo al ribasso i prezzi in Europa, ma proprio la mancanza di domanda. Probabilmente l'aumento annunciato da ArcelorMittal servirà a frenare la discesa, forse anche a far crescere leggermente le quotazioni, ma non di 30 euro». 

Il Presidente di Assofermet Acciai ha commentato inoltre la richiesta, avanzata dalla European Steel Association (EUROFER) nei confronti della Commissione europea, di non procedere all'incremento del 5% delle quote di salvaguardia. Secondo Sandrini, è probabilmente vero che il mercato europeo crescerà meno del 5% e per questo le pressioni di EUROFER sulla Commissione appaiono giustificate. «Ciò detto - ha precisato - le quote, così come calcolate dalla Commissione europea, scontano il fatto che la quota nominale teorica del 100% in realtà non è mai utilizzata. Quando si raggiunge un livello critico, pari al 90%, l'import rallenta in maniera fortissima». L'auspicio delle imprese del commercio, della distribuzione e della prelavorazione di prodotti siderurgici è che non venga modificata l'impalcatura del sistema delle quote: «Le regole non possono essere modificate, perché questo crea incertezza nel sistema e, di conseguenza, non permette agli operatori di lavorare bene». 

Stefano Gennari


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