Stati Uniti, ghisa: i dazi shock del 50% sulle esportazioni dal Brasile paralizzano il mercato, operatori valutano le conseguenze

venerdì, 11 luglio 2025 11:08:32 (GMT+3)   |   Istanbul

Il mercato export brasiliano della ghisa basica (BPI) è stato colto di sorpresa in seguito all’annuncio diramato ieri del presidente statunitense Donald Trump sull’introduzione di un dazio del 50% su tutte le esportazioni brasiliane verso gli Stati Uniti, con entrata in vigore a partire dal 1° agosto. Tutte le trattative si sono interrotte bruscamente, mentre gli operatori stanno valutando le possibili conseguenze, dallo scenario più moderato (nel caso di revisione della misura) a quello più drastico (con tagli produttivi significativi).

Scenario moderato

Nel caso in cui l’amministrazione statunitense dovesse rivedere i dazi annunciati, le esportazioni di ghisa dal Brasile verso gli Stati Uniti potrebbero proseguire, pur con un calo evidente dei volumi tra agosto e settembre. Resta però il nodo del prezzo: i produttori statunitensi hanno già ottenuto riduzioni intorno al 10% rispetto ad aprile, mese in cui gli USA avevano annunciato nuovi dazi reciproci. Di conseguenza, per i produttori brasiliani, già operativi su margini di pareggio, risulterà difficile proporre ulteriori ribassi.

«Il governo di sinistra brasiliano è completamente disorientato: una parte chiede una reazione dura, un’altra vorrebbe avviare negoziati con gli Stati Uniti», ha affermato una fonte commerciale brasiliana. Un altro operatore attivo nell’export ha dichiarato di ritenere più plausibile un dazio finale intorno al 20-30%, ritenendo la soglia del 50% dannosa soprattutto per i consumatori statunitensi, tenuto conto della carenza globale di ghisa di alta qualità.

Secondo i dati dell’autorità doganale brasiliana (SECEX), le esportazioni brasiliane di ghisa basica hanno raggiunto 1,851 milioni di tonnellate nella prima metà del 2025, segnando un incremento del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2024. Nel solo mese di giugno, il Brasile ha esportato 358.100 tonnellate di BPI, di cui circa l’85% destinate al mercato statunitense.

Le ultime transazioni per BPI di origine brasiliana con tenore di fosforo allo 0,15% sono state concluse a 401, 402 e 403 $/t FOB (alcune comprensive di spese finanziarie di 4-5 $/t) a fine giugno. La scorsa settimana l’attività commerciale era già rallentata, ma, come ha riferito una fonte locale, «il mercato era già riluttante a impegnarsi per spedizioni agosto/settembre, ora è completamente paralizzato».

Il prezzo di riferimento di SteelOrbis per la BPI importata (che comprende sia materiale a basso che ad alto tenore di fosforo) è rimasto stabile nella fascia 430-450 $/t CFR, in attesa che si delinei un quadro più chiaro.

Scenario peggiore

Lo scenario peggiore si verificherebbe se il dazio restasse confermato al 50%: in tal caso, ci si aspetta un forte calo della produzione di ghisa in Brasile e un tentativo di riallocare i volumi verso altri mercati, in particolare l’Europa.

«Sarebbe impossibile vendere agli Stati Uniti con un dazio del 50%, considerando i nostri alti costi di produzione. Ma l’annuncio è ancora fresco, dobbiamo aspettare e capire i prossimi sviluppi», ha dichiarato un rappresentante di un produttore brasiliano di ghisa.

Su una capacità mensile di export di circa 300.000 tonnellate, le fonti di mercato stimano che sarebbe possibile reindirizzare solo tra 100.000 e 150.000 tonnellate mensili verso altri mercati.

A fine giugno, il prezzo di riferimento per la BPI importata in Europa era compreso tra 410-435 $/t CFR, con un valore medio di 422,5 $/t CFR Italia. Ciò significa che, per gli esportatori brasiliani, i livelli negoziabili si collocherebbero al di sotto della soglia di 400 $/t FOB.

Origini alternative per la BPI destinata agli Stati Uniti

Attualmente le alternative disponibili per gli acquirenti statunitensi, in particolare per ghisa basica di alta qualità, sono limitate. L’Ucraina e l’India, soggette a un dazio del 10%, sono state indicate come possibili esportatori in grado di aumentare i volumi verso gli Stati Uniti, ma la reale capacità di fornitura dipenderà dall’evoluzione della politica protezionista americana e dai prezzi.

Altri fornitori alternativi, soprattutto asiatici, sono già stati colpiti da nuovi dazi annunciati il 9 luglio: l’Indonesia è soggetta a un dazio del 32%, mentre per Giappone, Corea del Sud e Malesia il dazio è pari al 25%. Il Vietnam non è stato incluso nel provvedimento esecutivo, ma il presidente Trump ha dichiarato su Truth Social che il Paese potrebbe essere soggetto a un dazio del 20%, o del 40% in caso di transito di merci da Paesi terzi. Il Sudafrica resta soggetto a un dazio del 30%, già previsto lo scorso aprile, per cui le esportazioni restano perlopiù orientate al mercato europeo.


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