Dopo la proposta della Commissione Europea di introdurre significative modifiche al vigente sistema di misure di salvaguardia sulle importazioni di acciaio, i prezzi dei coils laminati a caldo (HRC) in Europa sono rimasti nel complesso stabili nel corso della settimana. Gli operatori di mercato, tuttavia, mantengono un atteggiamento prudente, complice anche l’incertezza legata alla progressiva attuazione del meccanismo CBAM. Diverse fonti descrivono il mercato in uno «stato di turbolenza», caratterizzato da forti dubbi sulle prospettive commerciali a medio termine. In questo scenario, le offerte di HRC di importazione risultano ancora molto limitate, poiché sia acquirenti sia venditori preferiscono attendere maggiori chiarezze prima di prendere posizione.
Nel nord Europa, le acciaierie puntano a prezzi di 600-610 €/t franco produttore per nuovi ordini con consegna a dicembre, in linea con la scorsa settimana, mentre il livello negoziabile si colloca intorno a 570-580 €/t franco produttore, con alcune transazioni segnalate su questi livelli.
In Italia, le offerte indicative da parte dei produttori si attestano a 570-580 €/t franco produttore per consegne tra novembre e dicembre, mentre il livello negoziabile rimane stabile nella fascia 540-550 €/t franco produttore, senza segnalazioni di operazioni rilevanti durante la settimana.
Secondo fonti di mercato, le acciaierie locali potrebbero tentare di aumentare le offerte nelle prossime settimane, approfittando delle condizioni di importazione più rigide introdotte dalla nuova proposta della Commissione Europea. «La domanda resterà invariata, ma i prezzi locali saliranno; molti operatori prevedono vendite più rapide e un consumo inferiore», ha commentato un trader spagnolo a SteelOrbis. «In Italia, i prezzi potrebbero raggiungere anche 600 €/t franco produttore», ha aggiunto un’altra fonte.
Come riportato da SteelOrbis all’inizio della settimana, il nuovo piano della Commissione prevede una riduzione di circa il 47% delle quote di importazione esenti da dazio e l’introduzione di un diritto doganale del 50% sui volumi eccedenti i nuovi limiti. È inoltre previsto l’obbligo di certificazione “melt and pour” per verificare l’origine effettiva dell’acciaio importato, rendendo più difficile la rilavorazione o il transito del materiale attraverso Paesi terzi. La proposta dovrà ancora essere approvata dal Parlamento e dal Consiglio dell’UE e dovrebbe entrare in vigore nella metà del 2026, alla scadenza del sistema di salvaguardia attuale.
La reazione del mercato è stata contrastante. Alcune fonti ritengono che la mossa della Commissione rappresenti un tentativo di proteggere l’industria siderurgica europea e che i prezzi potrebbero salire in un secondo momento; altre invece giudicano le misure ingiuste, sostenendo che favoriscono i produttori europei penalizzando gli importatori e i trasformatori che dipendono da materiale estero a prezzi competitivi.
«Attualmente il mercato import è praticamente fermo a causa della revisione delle misure di salvaguardia», ha dichiarato un operatore a SteelOrbis, aggiungendo: «Le ultime offerte di importazione che abbiamo ricevuto sono dalla Turchia, intorno a 510-520 $/t CFR, e dall’Indonesia su livelli simili, ma non sono stati conclusi accordi.»
Le offerte indicative per gli HRC di importazione si collocano nella fascia 500-530 $/t CFR, a seconda dell’origine.
«Paesi come Spagna e Italia saranno tra i più colpiti dalle nuove regole di salvaguardia, poiché necessitano delle importazioni per mantenere la competitività. Se le quote verranno tagliate della metà, sarà un disastro soprattutto per le piccole imprese», ha osservato un’altra fonte di mercato.
Secondo gli operatori, se le modifiche proposte verranno approvate, con quote ridotte e dazi del 50% per i volumi extra-quota, i produttori europei potrebbero nuovamente sfruttare il contesto per aumentare i prezzi domestici degli HRC nel primo trimestre del prossimo anno.