Vendita Ast: POSCO abbandona, ma l'esito è ancora incerto

martedì, 14 settembre 2021 14:50:46 (GMT+3)   |   Brescia
       

La cessione di Acciai Speciali Terni (Ast) rimane una partita dall’esito incerto nonostante gli aggiornamenti degli ultimi sette giorni e la visita in Umbria del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.

La scorsa settimana si pensava di aver raggiunto un punto di svolta quando la stampa ha iniziato a parlare del ritiro di una delle quattro offerte vincolanti. Secondo alcune indiscrezioni, ad aver abbandonato la gara sarebbe la coreana POSCO, la cui offerta sarebbe stata giudicata "non all’altezza" da ThyssenKrupp. Al momento, quindi, resterebbero in gioco Marcegaglia e Arvedi (che avevano visitato gli stabilimenti di Ast lo scorso luglio) e la cinese Baosteel.

Tuttavia, quando si parla della data di chiusura della trattativa, governo e consiglio di amministrazione sembrano essere di idee molto diverse.

Sempre nel corso degli ultimi sette giorni, infatti, il ministro Giorgetti aveva indicato "fine settembre" come la data di chiusura delle trattative. «Riteniamo che la procedura di vendita di Ast possa concludersi con l’individuazione del soggetto entro settembre, forse anche prima della fine del mese» ha dichiarato il ministro durante il suo intervento alla Camera in risposta a un'interrogazione parlamentare sul processo di vendita.

A questa dichiarazione fanno eco le parole pronunciate ieri dalla presidente della regione Umbria, Donatella Tesei, a margine di un incontro: «Giorgetti ha confermato che, in base alle informazione in possesso del ministero, il processo di individuazione della nuova proprietà potrebbe avvenire in tempi brevi con la prospettiva di avere un piano industriale soddisfacentie in termini di occupazione, produzione e rispetto ambientale».

Di tutt'altra opinione è invece l'ad di Ast, Massimiliano Burelli, secondo il quale la trattativa potrebbe richiedere ancora del tempo e chiudersi nei primi mesi del 2022.

Quel che è certo è che la questione sta attirando l’attenzione di tutte le forze politiche, a livello nazionale e locale, interessate a capire quali strategie verranno messe in atto per salvaguardare il sito ternano, che costituisce il 15% del Pil di tutta l’Umbria e conta circa 3mila dipendenti.


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