UE: il mercato considera inefficace il 12° pacchetto di sanzioni contro la Russia, ma la ghisa è stata inclusa

mercoledì, 20 dicembre 2023 14:17:57 (GMT+3)   |   Istanbul
       

Il 18 dicembre il Consiglio europeo ha annunciato l’approvazione del dodicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, che stavolta include contingenti alle importazioni di ghisa e HBI per il 2024-2025 e un divieto a partire dal 2026, e prolunga di quattro anni le quote per i prodotti semilavorati. SteelOrbis ha condotto un’indagine sulle opinioni degli operatori del mercato dell’acciaio e delle materie prime in merito alle nuove sanzioni: in generale sono state definite «inefficaci», soprattutto per il prossimo anno, mentre un impatto maggiore si vedrà a partire dal 2025.

Ghisa e HBI  

Dopo lunghi dibattiti, iniziati già con il quinto pacchetto di sanzioni, le importazioni di ghisa dalla Russia sono state finalmente incluse nelle restrizioni imposte dall’Unione Europea. Per il 2024 tali importazioni saranno soggette a una quota di 1,14 milioni di tonnellate, mentre per il 2025 la quota scenderà a 700.000 tonnellate. Anche se queste ultime sono inferiori ai volumi registrati durante l’anno in corso, risultano insufficienti soprattutto per l’Ucraina, che aveva insistito per un divieto totale. «Per il 2025 i volumi sono più bassi, ma manca ancora molto tempo», ha commentato un fornitore russo di ghisa. «[Le quote] per il 2024 sembrano invece adeguate». «Ciò che vedo è questo: [l’UE] ha rinunciato all’accesso alla ghisa russa», ha affermato un’altra acciaieria sovietica.   

Per quanto riguarda quest’anno, le importazioni di ghisa dalla Russia verso l’Unione Europea sono stimate fino a 1,8 milioni di tonnellate, di cui circa 1,5 milioni andranno all’Italia. «Quest’anno le forniture sono aumentate, ma 1,14 milioni di tonnellate è una cifra in linea con i livelli del 2022, mentre 0,7 milioni è più vicina al 2021», ha affermato una fonte di mercato.  

La maggior parte delle fonti di mercato intervistate da SteelOrbis concorda sul fatto che le sanzioni sono più deboli del previsto e non porteranno a un calo visibile delle vendite di ghisa o HBI dalla Russia all’UE nel prossimo anno. Tuttavia, «credo che le sanzioni si faranno sentire più seriamente a partire dalla seconda metà dell’anno... soprattutto per le fonderie», ha dichiarato un commerciante europeo.  

Il divieto totale sulle importazioni di ghisa e HBI dalla Russia è stato rimandato al 2026. Le importazioni dirette di ghisa ridotta saranno soggette a quote di 1,14 milioni di tonnellate e 651.906 tonnellate rispettivamente per il 2024 e il 2025.  

Il prezzo di riferimento di SteelOrbis per la BPI proveniente dal mar Nero (incluso il materiale russo e del Donbass, spedito dai territori ucraini occupati dalla Russia) si è attestato a 375-390 $/t FOB la scorsa settimana, registrando un aumento medio di 12 $/t nelle ultime due settimane. Al momento il volume delle offerte è limitato: solo una grande acciaieria ha proposto 400 $/t FOB per la ghisa basica dopo averne vendute 150.000 tonnellate nell’ultimo mese. «[L’acciaieria] ha esaurito le disponibilità, e spera in prezzi migliori a gennaio. Il Donbass è ancora assente e lavora per le billette: è l’unico motivo per cui il prezzo è alto», ha affermato un commerciante. Le attuali offerte dalla Russia sono troppo alte per gli acquirenti italiani, che hanno speso al massimo 395 $/t CFR negli ultimi accordi firmati a fine novembre.

Bramme

Le quote UE per le importazioni di bramme dalla Russia sono state prorogate per altri quattro anni, anche se il volume è stato ridotto di anno in anno. L’Unione Europea ha fissato un contingente totale di 8,5 milioni di tonnellate da ottobre 2024 a fine settembre 2028. I volumi saranno gradualmente ridotti dai 3,7 milioni di tonnellate all’anno per ora stabiliti (fino a ottobre 2024), a 2,061 milioni di tonnellate nel 2028. La maggior parte di essi sarà destinata agli stabilimenti di NLMK in Europa. 

«[Le quote sulla ghisa] sono meglio di niente, ma queste mezze misure sono comunque deludenti. Inoltre, la recente estensione delle misure sulle importazioni di bramme è un brutto segno [perché in teoria si può fare anche per il metallo]» ha dichiarato un venditore di ghisa. Tra l’altro, siccome il divieto [sulla ghisa] non è totale, i russi saranno ancora più propensi a utilizzare strategie di elusione». «Quindi, il pacchetto è di fatto una diluizione delle misure precedenti», ha commentato un trader.

«Gli stati membri dell’UE hanno commesso un grave errore concedendo ulteriori esenzioni alle importazioni di semilavorati russi ad alte emissioni di carbonio. Questa decisione alimenta un sistema perverso che non solo indebolisce le sanzioni, ma è anche in contrasto con gli obiettivi climatici dell’Unione», ha dichiarato Axel Eggert, direttore generale della European Steel Association (EUROFER). «Se i rilaminatori ucraini che operano nell’UE possono diversificare le fonti di importazione di semilavorati dalla Russia, perché non possono farlo anche i pochi altri importatori?».  

Oltre alla proroga sulle importazioni di bramme dalla Russia all’Unione Europea, le misure sono state estese sempre per quattro anni anche agli HRC esportati in UE prodotti da paesi terzi a partire da bramme russe. Ciò potrebbe causare una maggiore attività nelle trattative da parte delle acciaierie turche per le bramme russe, che per le precedenti prenotazioni avevano invece utilizzato la Malesia, l’Indonesia e l’Arabia Saudita al fine di evitare gli acquisti dalla Russia. «[Le bramme di NLMK] saranno favorite in Turchia», ha asserito un trader. «Severstal è da evitare a causa delle sanzioni, così come in parte lo è Evraz. Credo esista uno strumento che vieta l’arrivo di coils prodotti da bramme Severstal in Europa, o si tratterebbe di elusione diretta». 

Inoltre, per i prossimi quattro anni sarà applicato un contingente totale di 426.321 tonnellate per i semilavorati in acciai legati diversi dagli inossidabili (codice HS 7224 90). Le importazioni di billette a sezione quadrata con peso inferiore allo 0,25% di carbonio (codice HS 7207 11) saranno – come previsto – vietate dall’aprile 2024.


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