Salvaguardia Ue, per Apindustria Confapi compromette la ripresa di distribuzione e utilizzo finale

lunedì, 06 settembre 2021 12:14:33 (GMT+3)   |   Brescia
       

La salvaguardia Ue sull'acciaio ostacola la ripresa dei settori della distribuzione, della lavorazione e degli utilizzatori finali e per questo modificata. Questa la posizione ribadita recentemente da Apindustria Confapi (Confederazione italiana della piccola e media industria privata) Brescia e Confapi a livello nazionale, che già nei mesi scorsi si erano opposte al rinnovo del regolarmento fino al 2024. 

«A quasi un mese dalla scadenza del terzo trimestre sono già state raggiunte – o sono prossime al farlo – le quote di importazione previste per il periodo. Una condizione che sta coinvolgendo tutte le categorie di prodotti siderurgici: acciaio inox e acciaio al carbonio, prodotti lunghi e piani, con le relative catene del valore», si legge nel comunicato diffuso recentemente da Apindustria Confapi Brescia.  

L'associazione lamenta il problema delle elevate scorte di acciaio ferme presso i principali scali siderurgici nazionali e sdoganabili soltanto attraverso il pagamento del dazio, e avverte: i volumi già fermi nei porti sono tali da poter esaurire in poche ore le quote del quarto trimestre che si attiveranno il 1° ottobre. Inoltre, è probabile che i prezzi aumentino ulteriormente, mettendo in difficoltà intere filiare che saranno «costrette a scegliere di non evadere ordini, oppure di produrre beni con quotazioni che il mercato a valle potrebbe assimilare con estreme difficoltà».

Secondo Pierluigi Cordua, presidente di Apindustria Confapi Brescia, «è inaccettabile la miopia manifestata da questo regolamento volto a proteggere la parte più alta della catena del valore dell'acciaio, a discapito dei clienti diretti o indiretti (trasformatori e utilizzatori). Ciò mette a repentaglio la ripresa delle aziende, vitale dopo lo shock pandemico del 2020». Cordua auspica «che il sistema di quote per Paese e trimestrale venga abolito almeno in favore di un limite aggregato complessivo, sia in termini temporali che geografici. Ciò potrebbe fornire nell'immediato ossigeno alle imprese, mettendole al riparo dal rischio di essere tagliate fuori dal mercato». 

«Le quote all'import rappresentano un'autentica distorsione di mercato che deve essere corretta immediatamente – gli ha fatto eco Gianclaudio Torlizzi, managing director T-Commodity e consulente di Apindustria Confapi Brescia –. La situazione, tra l'altro, non potrà che peggiorare nel momento in cui gli Stati Uniti apriranno i canali di importazione con la UE». 


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