Intervista a Giuseppe Pasini: ”Il crollo dei prezzi è destinato a finire”

venerdì, 13 marzo 2009 16:29:17 (GMT+3)   |  
       

Presidente Pasini, per l'acciaio il momento è sicuramente di crisi. Si è passati da un 2007 di grande euforia a un 2009 "di crisi strutturale e profonda". I consumatori non sono di certo disposti a fare scorte, si compra a poco e a breve, puntando maggiormente sul just in time. Crede che si possa parlare di "barriera alle importazioni"?

Purtroppo sì. La barriera alle importazioni c'è ed è data dal prezzo: basti pensare ad alcuni dati recenti: dal gennaio 2008 al gennaio 2009 il trend dell'import è stato negativo, - 56,8% nei piani e - 44% nei prodotti da prima a seconda trasformazione. L'export nazionale, vera vocazione delle imprese italiane e bresciane, ha fatto segnare perdite che vanno dal - 50 al - 60%. Il momento è di crisi, è innegabile, ed è normale che i prezzi calino per stimolare la domanda. Sono però convinto che la discesa dei prezzi sia arrivata alla fine.

Intende dire che al di sotto delle soglie di prezzo attuali non si andrà?

Attenzione: bisogna sempre fare i conti con una crisi senza precedenti, la cui durata non è ancora certa. Detto questo sono convinto che al di sotto di una certa soglia di prezzo sia difficile andare in questo momento.

Ho in mano alcuni price report del tondo relativi al mercato interno italiano, giunti nella redazione di SteelOrbis Italia giovedì pomeriggio, 12 marzo. Il tondo è dato a 90 - 100 euro. Crede che sia un prezzo limite?

Non amo parlare di prezzi, ma è pur vero che le quotazioni riportate si riferiscono agli standard europei. Ripeto: è una mia personale convinzione, ma ho come la sensazione che la discesa dei prezzi sia terminata.

Tornando all'import - export, teme che ci possano essere operazioni di dumping da parte di qualche paese, specie dalla Cina?

Il rischio c'è, in particolar modo in questi momenti. Mi è piaciuto il "buy american" varato dagli USA. Mi è piaciuto anche l'atteggiamento del Governo italiano, nelle parole di Adolfo Urso, sottosegretario allo sviluppo economico. Proteggere i propri mercati e dare un segnale vigoroso, di grande reazione, è sempre una buona mossa. Anche l'Europa si è mossa bene, sebbene l'Europa, rispetto agli USA, non abbia lo stesso piano di stimoli economici. L'Italia ha approvato il piano delle grandi opere: bene, purché si dia la priorità alle opere già cantierate, senza aspettare uno o due anni per l'apertura di altri lavori. La siderurgia ha bisogno di ripartire subito.

Mercato dei lunghi: quali sono secondo lei i consumatori maggiormente attivi in questo momento?

Per ora solo il Nord Africa "tiene" nella domanda.

E gli Emirati Arabi?

Loro no: la crisi ha cominciato a farsi sentire anche lì.

Esiste il rischio di una corsa al ribasso nelle aree ancora vive?

C'è già stato purtroppo: una conseguenza prevedibile della corsa fatta un po' da tutti i produttori, in massa, verso i mercati rimasti in piedi.

I produttori italiani sono rimasti coinvolti in questi processi?

Purtroppo sì. Un caso su tutti è quello dell'Algeria: lì gli italiani erano presenti, fino a qualche tempo fa. Oggi il loro posto è stato preso dai turchi e dagli spagnoli. Ma anche qui, lo ripeto, la discesa dei prezzi è finita.

Rapporti banche - imprese: qual è l'autonomia delle imprese italiane in questo momento di crisi?

A soffrire sono soprattutto le piccole imprese, che, come noto, in Italia rappresentano la quasi totalità delle attività presenti. Il loro rapporto con la banca si ferma ai livelli più bassi, al funzionario, non certo al direttore. Capisce? Il problema per loro è lo scarso potere contrattuale con le banche, potere che invece le grandi aziende mantengono ben saldo nelle proprie mani. Questo getta le piccole imprese in un ruolo secondario: in pratica fanno ciò che è concesso solo dalle banche.

Qual è il destino per le piccole imprese?

Il destino peggiore è che, data la propria struttura debole, possano scomparire dalla "carta geografica". Un problema per il Paese intero, che su queste microimprese vive. Sono stato in Confindustria recentemente e ho parlato con Emma Marcegaglia: l'intenzione del presidente è quella di concentrarsi proprio sulle piccole realtà.

In un contesto di questo tipo, c'è la possibilità di vedere altre operazioni di mergers and acquisitions?

Bisogna vedere quanto durerà la crisi. Se si tratta di un mese, o di un anno. A seconda dell'attesa potremo capire. Di certo è vero anche che chi ha fatto grandi acquisizioni negli ultimi anni, è in difficoltà

Nei giorni scorsi si è parlato di un'ipotesi di newco a 6 sui lunghi, lanciata da Alfacciai. Che ne pensa?

A riguardo non ho alcun commento da fare.


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