Si prevede che le esportazioni indiane di pellet di minerale di ferro scenderanno a zero in seguito all'imposizione del nuovo dazio del 45% sulle esportazioni. Il materiale in questione risulterà infatti eccessivamente caro nei principali mercati cinesi. Inoltre, le esportazioni di fine ore e lump ore si fermeranno poiché il dazio all'esportazione per tutte le categorie di minerale di ferro ammonta al 50%, mentre in precedenza solo i lump con un contenuto di Fe superiore al 58% erano soggetti a una tassa all'esportazione del 30%.
Fonti di mercato hanno sottolineato che la Cina ha importato circa 11 milioni di pellet dall'India nel 2021/22, vale a dire il 70% delle esportazioni totali di pellet dall'India. Pertanto, l'ulteriore tassa del 45% renderà gli impianti di pellet indiani assolutamente non competitivi in tutti i mercati globali.
La capacità di produzione complessiva di pellet installata in India è di circa 80 milioni di tonnellate, con una produzione annua compresa tra 60 e 70 milioni di tonnellate. Il mercato interno non sarà in grado di assorbire 11 milioni di volumi in ecceso.
«La tassa all'esportazione ucciderà l'industria del pellet. L'India è già un produttore ad alto costo a causa dei maggiori costi logistici. Gli impianti di pellet dovranno tagliare la produzione e in effetti alcune unità orientate all'esportazione potrebbero dover chiudere», ha affermato un membro della Pellet Manufacturers' Association of India (PMAI).
«Ci sarà un enorme accumulo di pellet di bassa qualità con un alto contenuto di allumina, materiale che un tempo trovava acquirenti in Cina – ha aggiunto la stessa fonte –. Le acciaierie indiane non accettano questa qualità. Vedremo i livelli di utilizzo medi degli impianti indiani di pellet scendere al di sotto del 40%».