Giovanni Arvedi: "C'è un futuro per i prodotti più avanzati, ad alto valore aggiunto"

lunedì, 23 aprile 2012 10:05:25 (GMT+3)   |  
       

Venerdì 20 aprile Il Sole 24 Ore ha pubblicato un'intervista al Cavalier Giovanni Arvedi, nella quale il fondatore dell'omonimo gruppo siderurgico da lui fondato spiega la sua visione del futuro della siderurgia italiana, delineando le linee guida alle quali attenersi nei prossimi anni.

Dopo un 2011 chiuso con il nuovo record per il fatturato (2,34 miliardi di euro grazie all'aumento del 29% rispetto al 2010), l'azienda con sede a Cremona ha messo nel mirino il raggiungimento di 3 miliardi di euro nel medio termine ("un paio d'anni") grazie ad innovaizone tecnologica - fiore all'occhiello del gruppo cremonese è la nota tecnologia ESP (Endless Strip Production) - e proiezione internazionale. Secondo Arvedi "senza la tecnologia non potremmo competere e se nell'acciaio c'è un futuro è soprattutto per i prodotti più avanzati, quelli ad alto valore aggiunto". A riprova di ciò, il gruppo ha speso 700 milioni di euro tra il 2008 ed il 2010, assumento 700 addetti, per creare il centro siderurgico più avanzato al mondo.

Nel prosieguo dell'intervista il Cavaliere ha sottolineato i nodi cruciali a svantaggio della siderurgia (e più in generale dell'industria) italiana: costo dell'energia, inadeguatezza della logistica, scarsa flessibilità del mercato del lavoro. In particolare, nel primo caso la proposta è quella di liberlaizzare completamente il mercato, lasciando alle imprese la possibilità di comprare in Europa dove le forniture di gas ed elettricità costano meno.

Dal punto di vista commerciale, aggiunge Giovanni Arvedi, la necessità è quella di uscire dall'Italia con prodotti ad alto valore aggiunto per tornare a crescere, evitando a tutti i costi il rischio di essere ‘comprati' dall'estero, come accaduto recentemente a Ducati ed Ansaldo Sistemi Industriali. Peraltro, il timore è quello di un declino economico allargato all'intera Europa, area che sta perdendo competitività anche nei confronti degli Stati Uniti.

"Ecco perché servirebbe - conclude Arvedi - un impegno corale per un riequilibrio valutario, arrivando ad una parità tra euro e dollaro che resitutisca ossigeno al nostro export". Export che per il gruppo cremonese è già realtà, dal momento che tra i clienti principali può annoverare i colossi dell'auto tedesca come Volksagen e BMW, aziende che oltre ad una qualità assoluta del prodotto richiedono competitività anche nel prezzo e nel servizio.


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