Dopo aver eliminato gli sconti fiscali sulle esportazioni di numerosi prodotti siderurgici lo scorso maggio, la Cina starebbe pensando ora a nuovi dazi sull'export.
La notizia riportata dal South China Morning Post e rilanciata da altri media è che il governo di Pechino potrebbe istituire dazi del 10-25% su diversi prodotti tra i quali figurerebbero i coils laminati a caldo. Le misure sarebbero ancora soggette ad approvazione finale e potrebbero entrare in vigore entro la fine del terzo trimestre.
L'obiettivo è sempre lo stesso: ridurre la produzione interna in modo da porre un freno al rialzo dei prezzi.
L'istituzione di nuove tariffe scoraggerebbe le esportazioni cinesi e dunque causerebbe un incremento dell'offerta nel paese, circostanza che a sua volta avrebbe l'effetto di attenuare le spinte inflazionistiche. Secondo alcuni analisti, tuttavia, ciò potrebbe non essere sufficiente a compensare gli effetti dei tagli alla produzione di acciaio grezzo nel paese. Di conseguenza, i prezzi in Cina potrebbero restare su livelli elevati anche nella seconda metà dell'anno.
La Cina produce circa la metà dell'acciaio mondiale, ma un rallentamento della domanda a seguito della crisi del 2007-2008 ha portato al problema della sovraccapacità e dunque a un forte aumento delle esportazioni cinesi, a guerre di prezzo e a pesanti perdite finanziarie a livello globale.
Secondo il governo cinese, tra il 2016 e lo scorso anno sono stati eliminati oltre 150 milioni di tonnellate di capacità produttiva. Nonostante ciò, la produzione cinese di acciaio è aumentata del 5,2% nel 2020 rispetto al 2019, superando il miliardo di tonnellate. La Cina negli ultimi anni ha intrapreso sforzi per promuovere uno sviluppo industriale a basse emissioni di carbonio e una produzione "green". I dazi sulle esportazioni di prodotti siderurgici, così come i dazi sulle importazioni di alcune materie prime, sono alcune delle misure aventi lo scopo di ridurre l'overcapacity e al contempo promuovere la transizione verde.
Stefano Gennari