Cina contraria all'ipotesi carbon border tax nell'UE

mercoledì, 27 novembre 2019 13:46:11 (GMT+3)   |   Brescia
       

La proposta dell'Unione europea di istituire una "carbon border tax" è stata osteggiata dalla Cina in quanto «danneggerebbe gli sforzi globali contro i cambiamenti climatici», ha affermato oggi il vice ministro dell'ambiente cinese Zhao Yingmin. «Dobbiamo impedire all'unilateralismo e al protezionismo di danneggiare le aspettative di crescita globale e la volontà dei paesi di combattere insieme i cambiamenti climatici», ha aggiunt Yingmin. Si ritiene che una tassa sul carbonio determinerebbe un incremento dei prezzi dei beni cinesi in Europa. Le aziende esportatrici si troverebbe a pagare una sorta di dazio calcolato in base all'impronta di carbonio del prodotto esportato. Secondo la Cina una tassa del genere «violerebbe un principio fondamentale dell'accordo di Parigi», quello per cui «i paesi più ricchi dovrebbero avere maggiori responsabilità nella riduzione delle emissioni».

Il nuovo commissario europeo per il clima Frans Timmermans aveva dichiarato lo scorso ottobre che i lavori sulla nuova tassa sarebbero dovuti iniziare immediatamente, con l'obiettivo di «proteggere le imprese europee dalla concorrenza sleale aumentando il costo dei prodotti provenienti da paesi che non riescono ad agire adeguatamente contro i cambiamenti climatici».
La carbon border tax sarà probabilmente uno dei temi dell'ultima tornata di negoziati annuali sul clima che avrà luogo a Madrid la prossima settimana.

L'idea di una tassa sul carbonio trova il sostegno della European Steel Association (EUROFER) e di alcuni produttori europei di acciaio. «Un adeguamento della normativa sul carbonio è un modo efficace ed equo per garantire che ogni paese faccia la sua parte nella riduzione delle emissioni globali di CO2», ha dichiarato il mese scorso il CEO di ArcelorMittal Europe - Flat Products, Geert Van Poelvoorde. Altrimenti, ha aggiunto, i produttori di acciaio europei non sarebbero in grado di competere e le emissioni di carbonio verrebbero «spostate in parti del mondo in cui la produzione è più economica», un fenomeno noto come "rilocalizzazione delle emissioni di carbonio". Tuttavia, la proposta di una carbon europea alle frontiere è osteggiata da altri gruppi industriali che temono possibili misure commerciali ritorsive.

Stefano Gennari