Banzato (Federacciai): i siderurgici chiedono «regole certe e certezza del diritto»

lunedì, 14 ottobre 2019 16:14:34 (GMT+3)   |   Brescia
       

Produzione - che è in calo -, temi strategici per la crescita e criticità aziendali. Questi i principali punti affrontati dal Presidente di Federacciai Alessandro Banzato nel corso dell'assemblea annuale della federazione delle imprese siderurgiche italiane, svoltasi oggi a Milano.

Produzione siderurgica

«La siderurgia italiana - ha esordito Banzato - è strutturalmente in buona salute, ma sta vivendo un periodo un po' complicato, sia per quanto riguarda i volumi produttivi calati nei primi otto mesi dell'anno del 4,4% rispetto allo stesso periodo del 2018 sia per la redditività frenata dai prezzi in diminuzione. A preoccuparci - ha aggiunto - è la grande difficoltà in cui si trova l'Europa che si deve dare una scossa trovando nuovi strumenti per favorire investimenti e crescita». Impossibile trascurare il problema della sovraccapacità produttiva che «avanza inesorabilmente». Banzato ha ricordato che «l'OCSE stima un eccesso di produzione mondiale di acciaio pari a 550 milioni di tonnellate, ovvero più del triplo di quella che è stata la produzione dell'UE nel 2018». Un problema che solo «un'Europa coesa, autorevole, dinamica e capace di stimolare investimenti» può affrontare. Secondo il Presidente, «poiché non è immaginabile far crescere il bilancio aumentando le attuali entrate, si pone con sempre più forza e urgenza il tema degli Eurobond, l'unico strumento che può effettivamente rappresentare con efficacia un volano per la crescita».

I temi prioritari

Il leader di Federacciai ha sottolineato che i temi prioritari per i siderurgici sono quattro: infrastrutture, industria 4.0, ambiente ed energia. Per quanto riguarda il primo, i siderurgici chiedono di «partire senza ulteriori indugi con quanto è già cantierabile, ma anche di avere l'ambizione di lanciare, magari con il sostegno dell'UE, un grande progetto che coinvolga tutto il Paese». 
Altro volano importantissimo per la crescita è stato il programma Industria 4.0. «Riteniamo necessario - ha affermato Banzato - che il provvedimento venga rilanciato per dare ulteriore slancio agli investimenti e per agevolare il rafforzamento delle attività di formazione dei lavoratori a sostegno dell'implementazione non solo delle nuove tecnologie ma anche e soprattutto di un nuovo modo di lavorare». E poi, ambiente ed energia. Riguardo al primo tema, Banzato ha dichiarato che i siderurgici sono come sempre pronti a fare la loro parte, chiedendo in cambio «regole certe e certezza del diritto». Per quanto concerne l'energia, i siderurgici chiedono che energia elettrica e gas abbiano in italia un costo allineato a quello dei principali competitor europei

Le criticità aziendali aperte

La relazione del Presidente Banzato si è conclusa con alcune riflessioni su alcune situazioni critiche che si protraggono da anni. Banzato ha ripercorso brevemente le tappe della storia recente della Ferriera di Servola, nella quale a partire dal 2014 il gruppo Arvedi ha investito in modo massiccio per migliorarne le performance ambientali e per ampliare le attività non legate al ciclo integrale. Cioconostante, ha dichiarato il Presidente di Federacciai, «i soggetti pubblici firmatari dell'Accordo di Programma stipulato al momento dell'acquisto, nel frattempo cambiati dopo libere elezioni, arrivano a sostenere che non essendo il ciclo integrale una presenza gradita al territorio occorre che ne venga pianificata la dismissione». Banzato ha voluto esprimere solidarietà all'azienda, ma soprattutto sottolineare che «quanto sta accadendo a Trieste è la triste dimostrazione che nel nostro paese non esiste la certezza del diritto». 
Dopo Trieste, Taranto: «Cosa dovrebbe pensare a questo punto ArcelorMittal che sta investendo ingentissime risorse nell'ex Ilva per ottemperare all'AIA e ha la responsabilità di migliaia di posti di lavoro?» ha chiesto Banzato all'assemblea dei siderurgici. Il numero uno di Federacciai ha sottolineato che non esiterà a intervenire qualora dovesse ripetersi una situazione simile a quella verificatasi nei mesi scorsi, ossia il tentativo da parte del Governo di cambiare le "regole del gioco" rispetto a quelle che erano in vigore al momento della sottoscrizione del contratto di affitto. 
«Per quanto riguarda Piombino - ha continuato Banzato - credo che dovremo aspettare gennaio, quando la nuova proprietà (Jindal) presenterà il Piano Industriale», tenendo comunque conto della fase congiunturale che «oltre ad essere molto critica non dà visibilità».
Infine, l'ex Stefana di Nave a Brescia: secondo Banzato in questo caso «si sta consumando un altro paradosso. Un imprenditore decide di rilevare un asset altrimenti destinato alla chiusura, riassume tutti i lavoratori, presenta un piano per convertire una parte delle attività in produzione energetica a basso impatto ambientale e incomincia ad ottenere le autorizzazioni ministeriali dando finalmente una prospettiva al sito e alle persone che ci lavorano. Invece di essere ringraziato - ha affermato il Presidente di Federacciai - viene osteggiato senza costrutto tecnico con motivazioni deboli e di principio. E in questa Italia dai procedimenti amministrativi tortuosi e infiniti tutto va finire in quella che è la vasca di decantazione di tutte le nuove opere, il TAR. Pazzesco». 

Stefano Gennari