È importante mantenere, a livello commerciale ed economico, un contesto normativo di sostanziale libero scambio dei rottami metallici tra l’Ue e i paesi extra Ue. Ad affermarlo è Assofermet, concordando con quanto recentemente dichiarato anche da associazioni consorelle tedesche come BVSE, VDM e BDSV. L’argomento è, infatti, da mesi in discussione al Parlamento europeo nell’ambito delle modifiche che nel medio periodo interesseranno il quadro normativo che regola da tempo le spedizioni transfrontaliere di qualsiasi rifiuto (Reg. CE n. 1013/2006).
Secondo Assofermet, è necessario salvaguardare l’export verso i paesi extra Ue in almeno due casi: «Tutte le volte in cui risulti evidente, dati alla mano, che il gettito interno all’Unione sia strutturalmente in esubero e in surplus rispetto al fabbisogno complessivo e alla richiesta da parte dei produttori UE (Siderurgia; Metallurgia Secondaria dei Metalli Non Ferrosi; Fonderie). In subordine, anche nei casi in cui vi sia nei numeri un sostanziale equilibrio tra domanda e offerta Ue, lasciando di anno in anno all’andamento del mercato Ue e ai suoi attori, la possibilità di trovare il giusto equilibrio commerciale ed economico, anche attraverso le importazioni». Entrambi a condizione che nei paesi extra Ue di destinazione dei rifiuti, il recupero e quindi il riciclaggio finali, siano certi a livello industriale e non arrechino danni all’ambiente, al territorio ed alle persone.
È certo, secondo Assofermet, che nel complesso l’andamento dell’export di rottami ferrosi verso paesi extra Ue è da attribuirsi al mancato assorbimento da parte della siderurgia Ue, per motivi strutturali e storici e alla riduzione della produzione di acciaio che quest’anno vedrà un nuovo arretramento a circa 148,6 Mt. (dato annualizzato secondo Stime EUROFER). Inoltre, viene sottolineato da Assofermet che dal punto di vista ambientale, l’utilizzo del quantitativo in surplus di rottami ferrosi non necessario alla siderurgia Ue ed esportato nei paesi extra Ue non è da considerarsi sprecato, in quanto contribuisce al risparmio di CO2 a livello mondiale.
«Qualora si dovesse giungere a soluzioni che comprometteranno di fatto l’export, il danno per tutti gli abituali fornitori di rottami sarebbe grande e inevitabile sin da subito, con conseguenze evidenti: ripercussioni sul mercato Ue (che coinvolgerebbero anche i “produttori” di scarti nuovi di lavorazione e i detentori iniziali di rottami provenienti da demolizioni); perdite di posti di lavoro; cessazione della raccolta dei rottami di scarsa qualità (che necessitano di alti costi lavorazione)» ha dichiarato Assofermet. «L’impatto sarebbe negativo e in definitiva ricadrebbe sulla “Circular Economy” nel suo complesso, a fronte di obiettivi di raccolta che già ora si annunciano nuovamente al rialzo in sede di ulteriori modifiche alle diverse Direttive Ue in materia di rifiuti».