Antonio Gozzi: "L'Italia è un esempio e un aiuto per l'Europa intera"

martedì, 05 giugno 2012 19:02:13 (GMT+3)   |  
       

In data 5 giugno 2011 l'Assemblea di Federacciai, riunitasi a Milano, ha deliberato la composizione del Consiglio Direttivo per il biennio 2012-2013. Queste le parole del neo Presidente Antonio Gozzi nel corso della sessione pubblica dell'Assemblea, alla quale hanno preso parte, tra gli altri, il Sottosegretario per lo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, e il Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi:
"Chiediamo al Governo di fare ogni cosa possibile per contribuire a una politica di crescita e di sviluppo . L'acciaio è un indicatore di ciclo e il suo consumo dipende, inscindibilmente, dalla salute e dal tono dell'economia generale. Circa il 40% del consumo totale di acciaio è legato alla domanda del settore delle costruzioni. Seguiremo passo passo l'implementazione del Piano recentemente annunciato dal Ministro Passera per lo sblocco di fondi pubblici destinati alla realizzazione di infrastrutture, convinti che il vero successo e la vera novità nelle politiche di Governo sarà nella capacità di trasformare l'annuncio in realizzazioni concrete".
Sottolineando fortemente il ruolo portante dell'industria manifatturiera per l'economia italiana, e dunque la necessità di un più deciso sostegno alla "reindustrializzazione" del Paese, ha tra l'altro detto:
"Chiediamo inoltre al Governo di rappresentare a livello europeo le esigenze di un grande Paese industriale come l'Italia e di essere protagonista di una battaglia per il futuro dei settori manifatturieri. Servono il coraggio di contrastare, in Italia e in Europa, un pensiero unico ‘declinista' e l'orgoglio di difendere e promuovere lo straordinario potenziale industriale nazionale senza il quale questo Paese rischia di non avere futuro. Ciò significa comprendere che la globalizzazione va gestita con intelligenza e gradualità, senza dogmatismo e ideologismi che l'economia reale non è in grado di reggere".

La siderurgia italiana come settore di eccellenza dell'industria nazionale

"L'Italia - ha proseguito Gozzi - è un esempio e un aiuto per l'intero continente. La nostra tenuta, in questi mesi difficili, la si deve soprattutto alla tenuta, sia pure sofferta e stressante, del nostro sistema industriale focalizzato sull'efficienza e l'adattabilità ai cambiamenti, sulla qualità dei prodotti e guidato da un capitalismo familiare che, anche quando c'è tempesta, tiene e non fugge, mantenendo saldi valori e ispirazioni di base".

Entrando più nello specifico del settore siderurgico, il Presidente Gozzi ha sottolineato come "l'Italia continua ad essere il secondo maggior produttore di acciaio fra i Paesi dell'UE dopo la Germania, e i protagonisti di questa eccellenza sono certamente gli imprenditori, assieme a tutti i loro collaboratori che con uno straordinario orgoglio lottano ogni giorno per mantenere competitive ed eccellenti le loro aziende".
Per salvaguardare a far prosperare questa eccellenza, Gozzi ritiene che "il primo dovere degli industriali è di continuare a investire nelle proprie aziende. Lo abbiamo fatto e lo continueremo a fare anche in questi anni difficili".

L'economia internazionale e le sfide della globalizzazione per l'Europa e per l'Italia

Nel corso dell'assemblea si è quindi tracciato un quadro della situazione attuale, delle prospettive e delle problematiche aperte del settore siderurgico.
All'interno dello scenario siderurgico a livello mondiale sono in atto rapidi cambiamenti e in questo momento i produttori di acciaio delle nuove economie emergenti sono "favoriti" per due sostanziali ragioni: la prima è che la domanda di acciaio cresce soprattutto in queste regioni del mondo per le loro fortissime dinamiche di sviluppo; la seconda è che queste economie e questi paesi godono, molto spesso, di vantaggi competitivi naturali (basso costo delle materie prime e dell'energia, basso costo del lavoro, modesti o nulli vincoli ambientali ecc.), vantaggi che le siderurgie dei paesi sviluppati non hanno più o non hanno mai avuto.

L'Europa vuole ancora un'industria dell'acciaio?

L'industria europea ha ancora un grande bisogno di acciaio. Dal comparto delle costruzioni, alla meccanica, all'auto, all'oil and gas, alla stessa industria delle energie rinnovabili, sorge una domanda europea che si attesta intorno ai 150 milioni di tonnellate l'anno. Per il Presidente Gozzi "non si può seriamente pensare che tale domanda sia soddisfatta solo con le importazioni. Eppure il tema della difesa dell'industria dell'acciaio quale presidio di quella che, finalmente in molti, definiscono necessità di ‘reindustrializzazione' del continente non è all'ordine del giorno, anzi".

Il tema della CO2 e della gestione europea del Protocollo di Kyoto

Nel corso dei lavori si è dibattuto inoltre su un'altra importante problematica: quella relativa alle regole commerciali e ambientali. In un mercato fortemente internazionalizzato come quello siderurgico è infatti fondamentale che le regole siano uguali per tutti. A proposito del tema delle CO2 e della gestione europea del Protocollo di Kyoto, Antonio Gozzi ha sottolineato: "Continuo a ritenere che sia insensato far gravare solo sull'industria di base europea (che rappresenta meno del 10% delle emissioni mondiali) tutto il peso economico del Protocollo senza alcuna reciprocità con i sistemi industriali e siderurgici del resto del mondo". Per quanto riguarda l'ambito ambientale, è stato anche presentato il Rapporto Ambientale 2011, che mostra dati inequivocabili circa l'impegno del settore siderurgico in campo ambientale. Basti ricordare che tra il 2007 e il 2011 il settore ha realizzato in Italia investimenti fissi per oltre 5,5 miliardi di euro in innovazione (soprattutto di processo) e in ambiente, eco-compatibilità e risparmio energetico.

La questione rottame

Gozzi è intervenuto infine su un'altra questione particolarmente rilevante, quella riguardante il rottame, l'unica materia prima per la siderurgia disponibile in Europa: "È chiaro che per noi ha un valore strategico fondamentale.  Ebbene, da un lato solo recentemente l'Unione è giunta, finalmente, a definire il rottame un non-rifiuto e quindi a semplificarne la circolazione e il riciclo. Dall'altro, nonostante le reiterate richieste nostre e di Eurofer alla Commissione per giungere a una qualche forma di protezione delle nostre ‘miniere' dalle incursioni a nord e a sud di soggetti extraeuropei che vengono a fare incetta del nostro rottame, ci siamo sentiti opporre sempre ragioni di presunto fair trade totalmente astratte perché non basate su alcun serio principio di simmetria e di bilateralità. Clamoroso al riguardo il caso del rottame russo. La Russia dalla fine del 2011 è entrata a far parte del WTO e, giustamente, ha chiesto all'Unione di eliminare il sistema di quote che regolavano gli ingressi di semilavorati e prodotti finiti russi in Europa. Peccato che nella revisione del Trattato la Commissione abbia concesso alla Russia di mantenere un dazio all'uscita del rottame russo del 15%. In altri termini si è concesso all'industria siderurgica russa ciò che si continua a negare all'industria siderurgica europea".