Federacciai prevede per quest'anno un calo della produzione di acciaio di circa il 17% (era ammontata a 23,2 milioni di tonnellate nel 2019) e chiede al governo un piano strategico per la siderurgia, sul modello di quello messo a punto dal governo tedesco per aiutare il settore a superare la crisi dovuta alla pandemia. SteelOrbis ne ha parlato con il direttore generale dell'associazione dei siderurgici italiani, l'Ing. Flavio Bregant.
«Dopo il -40% registrato nei mesi di lockdown – ha spiegato Bregant – la produzione italiana di acciaio grezzo è risalita registrando un -17% ad agosto e ora contiamo di chiudere l'anno con una variazione simile rispetto al 2019. Il valore – ha precisato – è il risultato di una media assolutamente eterogenea. Sicuramente le aziende legate al comparto automotive avevano perso molto nella prima parte dell'anno mentre ora, grazie anche agli incentivi, stanno recuperando terreno. Le costruzioni hanno mostrato una miglior tenuta».
Come accennato, Federacciai preme affinché il governo italiano realizzi un piano per la siderurgia in quanto settore strategico. «Il governo tedesco con l'associazione siderurgica locale ha realizzato un piano strategico per il settore – ha sottolineato Bregant –. Per l'Italia, che ha la seconda siderurgia in Europa, chiediamo lo stesso». Più nello specifico, l'associazione auspica «un aiuto ai settori a valle: sosteniamo l'automotive, le costruzioni, sblocchiamo i cantieri, facciamo ripartire l'economia».
Secondo Federacciai, però, il settore dovrà essere supportato non solo dal governo italiano ma anche dall'Europa. La salvaguardia UE sull'acciaio, ha spiegato il direttore generale dell'associazione, «ha funzionato in parte e a seconda del prodotto». Inoltre «l'anno prossimo gli Stati Uniti manterranno la loro salvaguardia, mentre il Regno Unito dopo la Brexit applicherà la propria salvaguardia e già punta a prolungarla oltre la metà dell'anno prossimo; pertanto le distorsioni commerciali continueranno ad esistere – ha evidenziato Flavio Bregant –. Stiamo quindi chiedendo all'Europa di rinnovare la salvaguardia, eventualmente aggiustandola laddove è necessario, anche per evitare distorsioni». In particolare perché «Cina, India e Turchia stanno continuando a produrre di più». Nonostante il lockdown, il paese del Dragone ha registrato nei primi otto mesi un incremento di produzione (+3,7%). «A nostro avviso, se non eliminiamo le distorsioni che rimangono e se facciamo sparire la salvaguardia, gli strumenti di difesa commerciale, che sono poco incisivi e richiedono tempi molto lunghi, non sono certamente sufficienti» ha concluso Bregant.
Stefano Gennari