Alla fine della SteelOrbis Fall 2025 Conference & 93rd IREPAS Meeting tenutasi a Monaco di Baviera dal 28 al 30 settembre, il mercato europeo del rottame sembra ancora mostrare segnali di debolezza e pessimismo.
Tra i molti temi trattati, a causare incertezza e a peggiorare l’umore degli operatori europei sono ancora il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM), il calo della domanda dei prodotti finiti e l’overcapacity produttiva della Cina. Preoccupa inoltre l’emergere dell’India come secondo produttore di acciaio al mondo, in particolare a causa di temi legati alle emissioni di carbonio. Quanto contestano gli operatori del mercato siderurgico dell’Unione Europea, infatti, è la mancanza di equità: mentre da un lato questi ultimi devono sottostare a una serie di parametri stringenti legati alla salvaguardia dell’ambiente, che portano a un aggravio importante dei costi di produzione, trasporto, eccetera, gli operatori del subcontinente indiano continuano a produrre indiscriminatamente senza regolazioni né in termini di emissioni, né di volumi di output.
A livello micro, invece, l’Unione Europea assiste a una stagnazione della domanda di prodotto finito diffusa in tutti gli Stati, la quale porta a un conseguente calo dei prezzi del rottame malgrado le importazioni dalla Turchia stiano mostrando segnali, se non di ripresa, quantomeno di rafforzamento e stabilità.
In Italia, l’ulteriore indebolimento dei prezzi del tondo sta portando i produttori siderurgici a tentare un ribasso dei prezzi di acquisto del rottame nell’ordine di almeno 15 €/t, con possibili punte di 20 €/t. Interrogato sulla fattibilità di questo calo, un commerciante italiano di rottame ha commentato: «Vorrei dire di no, ma la settimana scorsa io ho acquistato dai miei fornitori a -15 €/t senza incontrare grande resistenza. La domanda è scarsa, e i costi dei produttori elevati. Temo che questo ribasso ci sarà». Anche un altro operatore si è detto propenso a credere in un simile calo, segnalando però una certa scarsità di alcune categorie come le demolizioni (E3) e il lamierino (E8).
Anche in Germania, l’umore del mercato non è migliore. Si teme anche qui un calo simile a quello dell’Italia, ossia di circa 15 €/t nei prezzi di acquisto del rottame di ottobre da parte delle acciaierie. Secondo fonti, i prezzi franco produttore dei lunghi sono diminuiti anche in Germania nell’ultimo mese, e il rottame dovrà seguire. «L’ho sentito anch’io. Sono tempi strani; l’economia è ferma, l’energia costa troppo e le tasse per lo sdoganamento sono elevate. Non credo che assisteremo a uno sviluppo positivo entro la fine dell’anno», ha commentato un operatore tedesco.
In Polonia, infine, gli operatori segnalano ancora una generale debolezza del mercato del rottame. Le acciaierie riportano magazzini pieni, e diverse di loro stanno pianificando di interrompere la produzione per un periodo nei mesi di ottobre e novembre, approfittando della debolezza della domanda dei finiti per portare avanti la manutenzione annuale. La richiesta dei depositi per l’esportazione sembra essere leggermente migliore adesso che la Turchia ha mostrato segnali di ripresa degli acquisti, ma il tasso di cambio euro-dollaro ancora elevato non permette ai distributori di alzare troppo i prezzi di raccolta, che continuano ad attestarsi in un range di circa 240-245 €/t DAP per il rottame HMS I.
Resta da chiedersi, quindi, fino a che punto i mercati locali del rottame in Europa potranno scendere prima che la raccolta si fermi, mettendo a rischio le forniture di materia prima per i produttori. Questi ultimi, infatti, hanno ancora necessità di produrre, poiché fino ad ora, i risultati finanziari del 2025 non sono stati brillanti.