Tagli ai prezzi cinesi dei tre grandi estrattori mondiali: possibili scenari

mercoledì, 20 ottobre 2010 17:15:51 (GMT+3)   |  
       

Per la prima volta quest'anno, all'inizio di ottobre i tre grandi produttori di minerale (Vale, BHP Billiton e Rio Tinto) hanno tagliato i prezzi per le forniture cinesi del 10%.

La decisione è giunta a seguito di un calo del 2,5% dell'import di minerale ferroso in Cina nei primi tre trimestri del 2010.

La domanda ora è quale impatto avrà questa mossa (se ne avrà) sui prezzi praticati degli estrattori cinesi; specialmente alla luce del dato che rivela un aumento di questi ultimi del 55% su base annua.

I prezzi, ridotti per il IV trimestre dai tre colossi minerari, continuano ad essere molto più alti dei prezzi del 2009, indicando che l'ultimo taglio può aiutare solo a mitigare la pressione dei costi nel breve termine. Il mercato cinese del minerale ferroso continuerà ad essere influenzato dalle forniture transoceaniche, data la forte domanda del paese di questa materia prima.

Secondo i dati rilasciati dalle autorità doganali, in settembre la Cina ha importato 52,6 milioni di tonnellate di minerale, per una crescita rispetto ad agosto del 18% (8 milioni di tonnellate). Allargando lo sguardo ai primi nove mesi del 2010, il volume totale di import di minerale ferroso è stato di 460 milioni di tonnellate, con un calo sull'anno precedente del 2,5%. Dal momento che la Cina procederà con la politica di risparmio energetico e riduzione delle emissioni nocive per tutto il 2010, l'output totale di acciaio è atteso ad una diminuzione, il che si rifletterebbe sulla domanda di minerale ferroso. D'altro canto, i primi bilanci hanno dimostrato che le restrizioni entrate in vigore a settembre hanno esercitato un impatto limitato sui numeri della siderurgia cinese. Si potrebbe perciò concludere che la contrazione della domanda di minerale sia solo temporanea, cioè che l'abbassamento dei prezzi non sia a lungo sostenibile.

Ci sono altri importanti fattori da considerare, come la probabile frenata della domanda europea e giapponese, che potrebbero influenzare le politiche di pricing dei produttori minerari.

Inoltre, anche la ricreazione delle scorte di magazzino (che non può essere evitata a lungo) va tenuta da conto, benché saranno inevitabilmente i livelli di produzione delle acciaierie cinesi a determinare la maggior parte degli acquisti di minerale.

In settembre l'output giornaliero cinese di acciaio grezzo è stato di 1,618 milioni di tonnellate, in calo del 5% mensile, anche se in alcune province già verso la fine di settembre c'è stata una ripresa, grazie all'avvenuto adeguamento alle norme su risparmio energetico e riduzione delle emissioni.

Benchè abbia incrementato gli investimenti nelle risorse minerarie in altri continenti e benché l'output interno di minerale ferroso sia aumentato, la Cina non raggiungerà l'autosufficienza mineraria a breve, in quanto la domanda continua ad eccedere la produzione nazionale. Ad oggi, la Cina dipende ancora per il 50%-70% dal minerale importato.


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