Secondo indiscrezioni riportate da Reuters, il governo iraniano starebbe valutando l'opportunità di introdurre un dazio del 40% sull'export di minerale ferroso. Una misura di questo genere consentirebbe a Teheran di creare una nuova fonte di ricavo dal momento che le casse statali sono sempre più vuote a causa delle sanzioni imposte dalla UE e dagli USA, le quali hanno fatto crollare il giro d'affari relativo ai prodotti petroliferi.
Il governo iraniano punta, in particolare, a monetizzare il forte aumento delle esportazioni di minerale ferroso verso la Cina, che nel primo trimestre dell'anno sono aumentate del 48% in termini tendenziali. Nel 2013, a prezzi correnti, il giro d'affari potrebbe raggiungere 3 miliardi di dollari.
Traders interpellati da Reuters rivelano che, mentre il governo prende in considerazione il dazio sul prezzo FOB, "alcuni carichi di minerale di ferro sono stati bloccati ai porti iraniani". Un portavoce dell'associazione mineraria iraniana sostiene però che "probabilmente l'aliquota sarà più ragionevole rispetto al 40% di cui si parla". Infatti, bisogna considerare che con 5,68 milioni di tonnellate nel primo trimestre dell'anno l'Iran rappresenta comunque solo il 3% dell'import cinese di iron ore. Basti pensare che in gennaio-marzo il più importante partner commerciale della Cina in questo settore, l'Australia, ne ha esportati 89,8 milioni di tonnellate grazie ad una crescita dell'8% su base annua. Ciò significa, come fa notare a Reuters un traderdi Shanghai, che "un dazio così elevato rischierebbe di avere soprattutto un effetto negativo sull'export iraniano, mentre la Cina non ne risentirebbe affatto".
La crescita delle esportazioni di minerale ferroso dall'Iran verso la Cina deriva da molteplici fattori tra i quali ha un peso preponderante l'azzeramento degli scambi con l'India, uno dei principali importatori in Cina. Il governo di Nuova Delhi ha infatti imposto un divieto all'esportazione di iron ore con l'obiettivo di porre fine all'estrazione mineraria illegale all'interno del paese. In secondo luogo, le sanzioni internazionali gravanti su Teheran hanno ridotto il numero dei potenziali compratori stranieri del minerale iraniano dal momento che USA ed UE sono tagliate fuori dal mercato.