Intervenendo in un panel durante il 33° congresso dell'istituto siderurgico brasiliano IABr, questa settimana a San Paolo, Albano Chagas Vieira, consulente per le questioni siderurgiche e minerarie presso Prumo, la holding che sviluppa il porto di Açu, ha illustrato lo sviluppo di uno dei primi progetti volti alla decarbonizzazione dell'industria siderurgica in Brasile.
Vieira ha riportato che sono stati valutati quattro altiforni di grandi industrie, per sviluppare un modello ideale che potesse essere applicato ovunque, anche con limitazioni legate alla temperatura e all'ossigeno. Il modello mostra che l'introduzione nel forno di bricchette (HBI) per il 20% della carica totale comporta una riduzione equivalente delle emissioni di anidride carbonica (CO2).
Ha aggiunto che questa modifica della carica comporterebbe anche un aumento della produttività del forno, in quanto l'unità produrrebbe un volume maggiore di ghisa, in relazione al suo volume totale e alla durata del funzionamento.
Vieira ha ricordato che la base dello studio è stata la ricerca da lui sviluppata più di 20 anni fa, destinata a scoprire perché due altiforni negli Stati Uniti mostravano una produttività di gran lunga superiore rispetto alla media del settore.
«All'epoca le emissioni di CO2 non erano un fattore importante, ma abbiamo scoperto che la maggiore produttività di questi due altiforni derivava dall'utilizzo di HBI, importato dal Venezuela e dalla Russia», ha dichiarato, aggiungendo che lo sviluppo di un mega-hub in Brasile per la produzione di HBI, come quello nel porto di Açu, aggiungerà valore al minerale di ferro e aiuterà l'industria siderurgica mondiale a ridurre le emissioni di CO2.