Secondo un memorandum presentato dal governo indiano, l'industria del paese non ha utlizzato minerale (sia lump sia fini) con un contenuto di ferro inferiore al 62% e l'esenzione dai dazi all'esportazione consentirebbe al paese di ottenere maggiori utili sui cambi.
B. R. Bhataia, segretario congiunto della Federation of Indian Mineral Industries (FIMI), ha affermato che «la revoca del dazio all'esportazione faciliterà la monetizzazione delle scorte e costituirà un importante contributo alle entrate del paese in un momento di crisi economica [...]. Attualmente una scorta di circa 162 milioni di tonnellate di minerale di ferro giace nelle miniere di carbone di tutto il paese. Di questi - ha continuato Bhataia - almeno 50 milioni di tonnellate potrebbero essere esportate nell'anno in corso e i gruppi minerari potrebbero guadagnarne circa 1,64 miliardi di dollari».
R. K. Sharma, segretario generale della FIMI, ha dichiarato che il mercato indiano ha bisogno di aiuti in quanto già prima della pandemia di coronavirus il settore era molto stressato, mentre ora è quasi fermo.
Secondo la FIMI la Cina, che ha riaperto le sue acciaierie e ricominciato a comprare minerale di ferro, potrebbe rappresentare per l'India una grande opportunità dati gli enormi volumi di materiale disponibile. La federazione ha aggiunto che non sarebbe alcun problema per i gruppi minerari e le acciaierie nazionali esportare maggiori quantitativi.
La FIMI ha anche sollecitato il ministero delle finanze a posticipare le spese statutarie come royalties minerarie, contributi al District Mineral Fund (DMF) e al National Mineral Exploration Trust (NMET) e altre tasse di almeno 12 mesi.