Chi Jingdong, vice segretario ed analista della China Iron and Steel Association (CISA) ha comunicato che difficilmente il minerale ferroso indiano sparirà dal mercato cinese nel corso dei prossimi cinque anni.
Recentemente, infatti, Rana Som, presidente del maggior gruppo statale in India operante nell'estrazione di minerale ferroso (NDMC), aveva paventato l'ipotesi di un graduale ritiro della sua azienda dai mercati mondiali, fornendo una deadline di cinque anni per quello principale, cioè quello cinese.
Da un paio d'anni il governo indiano si sta muovendo per ostacolare l'esportazione delle propire materie prime siderurgiche: nell'aprile del 2010 il governo indiano ha deciso di portare il dazio di esportazione per il lump ore dal 10 al 15% e di innalzare di 100 rupie la tariffa per ogni tonnellate di iron ore esportato su rotaia. Nel marzo del 2011, poi, è giunto l'innalzamento dei dazi export sul fine ore dal 5 al 20% e del lump ore dal 15 al 20%.
Nel 2010 in India sono state prodotti 67 milioni di tonnellate di acciaio a fronte di un output di minerale ferroso di 210 milioni di tonnellate. Secondo Chi Jingdong, negli ultimi anni la quota di mercato in Cina del minerale indiano è scesa all'11% e si prevede che sia destinata ad una ulteriore contrazione. Il portavoce della CISA ha concluso ricordando che la maggior parte della materia prima in questione è di bassa qualità e, pertanto, una variazione del volume immesso nel mercato cinese non dovrebbe avere un impatto determinante.