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IÇDAŞ: il crescente protezionismo sta riducendo i mercati, aumentando la concorrenza e alterando l’equilibrio tra domanda e offerta

martedì, 14 ottobre 2025 17:23:38 (GMT+3)   |   Istanbul

Abbiamo parlato con Murat Cebecioğlu, export manager del produttore siderurgico turco IÇDAŞ, della situazione attuale del settore siderurgico in Turchia, dell’impatto dell’aumento delle misure protezionistiche sui mercati globali e delle prospettive per il futuro.

Potrebbe parlarci delle attività della sua azienda?

Fondata nel 1970, IÇDAŞ è tra i principali esportatori della Turchia sia per capacità produttiva sia per volumi.

Oltre alla produzione di acciaio, l’azienda opera nei settori dell’energia, cantieristica navale, logistica marittima e terrestre, trasporti aerei, gestione portuale, costruzioni, assicurazioni, attività minerarie, agricoltura e allevamento.

Il complesso di Değirmencik, situato nel distretto di Biga (Çanakkale), comprende due acciaierie con una capacità produttiva annua di 3,5 milioni di tonnellate, quattro laminatoi con una capacità totale di 4 milioni di tonnellate l’anno, una centrale termica da 410 MWm suddivisa in tre unità, quattro centrali idroelettriche da 4 MWm ciascuna, un impianto solare da 11,6 MWm, un cantiere navale, due moli, due banchine e le più grandi strutture portuali private della Turchia, con una capacità di carico giornaliera di 30.000 tonnellate e una capacità di scarico di 60.000 tonnellate, oltre a impianti di supporto per le varie unità operative.

Le strutture portuali, che si estendono su un’area di 128.085 metri quadrati (lunghezza 370 metri, larghezza 70 metri), consentono la riparazione, manutenzione e costruzione di nuove navi fino a 330.000 DWT. Il porto dispone di un pescaggio di 10 metri ed è dotato di due gru da 20 tonnellate e una gru da 100 tonnellate, oltre a gru mobili per i servizi di sollevamento necessari.

Oltre all’impianto integrato di Değirmencik, una centrale termica a due unità con capacità di 1.215 MWm è operativa a Bekirli (Biga), insieme a un parco eolico con potenza installata autorizzata di 68 MWm a Biga.

Come descriverebbe l’andamento della domanda e dei prezzi?

Purtroppo, l’equilibrio tra domanda e offerta si è alterato. La contrazione dei mercati esteri e l’aumento della concorrenza stanno esercitando una forte pressione sui prezzi, influendo negativamente sulle nostre esportazioni. I Paesi verso i quali esportavamo volumi significativi negli anni precedenti sono diventati essi stessi esportatori e oggi si trovano a competere con noi in mercati ormai in fase di contrazione. Tutto ciò ha portato a una riduzione della domanda e a una pressione al ribasso sui prezzi.

Come si presenta oggi lo scenario dell’export e quali sono le tendenze della concorrenza, soprattutto con il Nord Africa?

Negli ultimi anni, Paesi come Egitto e Algeria hanno esportato quantità significative verso Stati Uniti e Unione Europea. Il motivo principale è che questi Paesi non sono stati colpiti dalle misure protezionistiche nella stessa misura in cui lo siamo stati noi.

Alla luce dei recenti sviluppi nella regione, come valuta le opportunità di vendita nei Paesi mediorientali, in particolare in Siria?

Il mercato siriano diventerà importante, soprattutto per i produttori situati nella regione di Iskenderun. Con la stabilizzazione dell’area, le esportazioni già in corso registreranno ulteriori aumenti di volume. Anche le nostre esportazioni verso altri Paesi del Medio Oriente e Nord Africa, come Egitto e Libia, sono destinate ad accelerare.

Considerando che gli Stati Uniti applicano attualmente un dazio del 50% su tutti i Paesi e hanno rivisto le misure antidumping, si possono prevedere cambiamenti nelle vendite verso il mercato americano?

L’imposizione di un dazio del 50% da parte degli Stati Uniti e le recenti indagini antidumping e antisussidi contro Paesi come Egitto, Algeria e Vietnam hanno di fatto estromesso questi attori dal mercato. In tale scenario, pur esistendo margini per esportare negli Stati Uniti, le penalizzazioni subite in passato dai produttori turchi rendono gli esportatori più prudenti.

Quali cambiamenti sta portando l’aumento del protezionismo a livello globale nei mercati siderurgici?

L’inasprimento delle misure protezionistiche ha comportato una riduzione dei mercati, un aumento della concorrenza e uno squilibrio tra domanda e offerta. Vendere verso Stati Uniti, Canada e Paesi dell’Unione Europea, che rappresentano mercati chiave per le nostre esportazioni, è ormai quasi impossibile a causa dei dazi e delle quote imposte. Inoltre, l’orientamento della Cina verso l’export ha intensificato la concorrenza e ci ha impedito di esportare in mercati come Singapore e Hong Kong, dove in passato avevamo quote significative.

In che modo l’attuale situazione economica influisce sull’attività edilizia e sulla vostra operatività?

Riteniamo che gli elevati costi del credito stiano rallentando l’avvio dei nuovi progetti privati di medie dimensioni e che la carenza di investimenti pubblici significativi continui a pesare sulla domanda di acciaio per costruzioni.

Come sta andando il 2025 e quali sono le vostre aspettative per la restante parte dell’anno?

Non ci si attendono sviluppi significativi in termini di esportazioni per il resto del 2025. Come già accennato, la contrazione dei mercati, l’aumento della concorrenza e le misure protezionistiche continuano a costituire un ostacolo alle esportazioni.
 


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