In molti hanno 'storto il naso' per il testo della nuova Aia: a partire dal presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante. "Credo che oggi sia difficile esprimere un giudizio immediato e sintetico, motivo per il quale abbiamo posto delle riserve che riguardano la sostenibilità economica e tecnica del parere della commissione". Queste le sue parole all'uscita dalla conferenza dei servizi sull'Aia per gli impianti dell'Ilva. "Abbiamo espresso apprezzamento per il lavoro della commissione - ha proseguito Ferrante - un lavoro che si è svolto con idee chiare e in tempi ristrettissimi. Tuttavia, ci siamo riservati di fare una valutazione, come ho detto, sul piano della sostenibilità economica oltre che tecnica del parere, anche alla luce dell'andamento del mercato mondiale di questo settore".
"Stiamo parlando di un'Aia che entrerebbe in vigore in Italia nel 2012 e in altri paesi nel 2016 e c'è chi chiede addirittura un rinvio al 2020. Questo per noi - ha continuato Ferrante - significa una minore competitività, quindi, nei prossimi anni avremmo dei competitori europei che produrrebbero in un regime assolutamente diverso dal nostro, più favorevole alla loro produzione e questo è un elemento che dobbiamo valutare, così come dobbiamo valutare la nostra futura capacità produttiva. Infatti, c'è un limite che è stato indicato e dobbiamo verificare se questo limite è coerente con l'impegno finanziario che ci viene richiesto". Alla domanda se potesse esserci una possibile rinuncia da parte dell'azienda a continuare la produzione a Taranto, Ferrante ha risposto: "per il momento non è ipotizzabile".
Mette le mani avanti anche il sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno: "Ho firmato ma con un vincolo a tre mesi: ciò significa se entro il 31 gennaio prossimo non toccheremo con mano dei risultati concreti, ritireremo la nostra fiducia. La chiamo fiducia perchè vogliamo dare fiducia al Governo sugli impegni presi".
Anche le associazioni ambientaliste hanno espresso malcontento per il testo Aia firmato dal Ministro Clini. Le obiezioni sono ben riassuto dal comunicato stampa di Legambiente: "La chiusura dell'altoforno 5 non può essere rimandata di 20 mesi e manca la previsione di chiusura immediata di alcune batterie delle cokerie e di alcuni altiforni, in evidente e inaccettabile difformità con le prescrizioni della Magistratura".