Il 17 settembre l’amministrazione Trump ha annunciato nuove tariffe sulle importazioni cinesi per un valore di 200 miliardi di dollari. I dazi in questione, entreranno in vigore il 24 settembre con un’aliquota del 10%, che salirà al 25% entro la fine dell'anno. Le misure si applicano a migliaia di prodotti cinesi, anche se gli Stati Uniti hanno già rimosso 300 beni di consumo, tra cui gli articoli Apple, dall’elenco originale, per ridurne l'impatto.
In risposta, la Cina ha dichiarato che imporrà tariffe a tassi del 5-10% sui beni statunitensi, per un valore di 60 miliardi di dollari; secondo il consiglio di stato cinese, anch’esse dovrebbero entrare in vigore il 24 settembre.
Nei giorni scorsi, la Casa Bianca si è detta pronta a rispondere a qualsiasi rappresaglia con ulteriori dazi d’importazione per un valore di 267 miliardi di dollari. Larry Kudlow, consulente economico della Casa Bianca, ha affermato che gli USA sarebbero ancora disposti a continuare il dialogo con la Cina se “loro sono disposti a intraprendere seri negoziati”.
Secondo quanto riportato da Reuters, “martedì, giorno successivo all’annuncio dei dazi statunitensi, i mercati azionari globali sono stati in rialzo, segno che la controversia commerciale non è stata percepita come potenziale minaccia alla crescita globale”. Anthony Salimbene, stratega del mercato globale presso l’American Financial Services, ha commentato la notizia di Reuters affermando che “il danno al quadro economico dovrebbe essere minimo”; ha calcolato che i dazi “comporteranno un aumento di soli 0,2 punti percentuali per i prezzi al consumo, che è una variazione irrilevante”. La banca olandese ING stima che il 2,5% del commercio mondiale sia stato influenzato dalle tariffe, e si potrebbe arrivare al 4% se Trump metterà in atto le minacce di misure su tutte le importazioni cinesi.
Arthur Kroeber, analista presso la società di ricerca Gavekal, ha commentato alla CNN che l’obiettivo principale delle tariffe era probabilmente quello di costringere le multinazionali statunitensi a ridurre gli investimenti in Cina e ridurre l'interdipendenza delle due economie rivali. “Contro questo obiettivo, nessuna possibile offerta da parte della Cina potrà portare ad una revoca dei dazi”, ha affermato.