Il 12 settembre la Camera di Commercio e dell'Industria indiana (ASSOCHAM) ha comunicato che l'India è sulla strada per diventare il secondo produttore siderurgico al mondo. Entro il 2013, infatti, la capacità produttiva annua installata dovrebbe raggiungere 120 milioni di tonnellate.
Nel 2010, secondo le statistiche della World Steel Association, l'India ha sfornato 66,85 milioni di tonnellate di acciaio grezzo, posizionandosi al quinto posto dietro a Cina, Giappone, Stati Uniti e Russia. Secondo ASSOCHAM, tuttavia, l'impellente necessità di nuove infrastrutture nel paese asiatico genererà un rapidissimo ampliamento delle capacità produttive installate.
Altri indicatori che fanno pensare ad un'impennata dell'output di acciaio sono la forte crescita dell'industria edile, automobilistica e dell'agricoltura. "Di questo passo, l'India entro il 2020 potrà contare su una capacità produttiva annua installata di 150 milioni di tonnellate" ha commentato D.S. Rawat, segretario generale di ASSOCHAM.
Le riserve di iron ore del paese sono stimate in 25 miliardi di tonnellate, dei quali 7 miliardi certamente estraibili con piccoli investimenti e 1,3 miliardi di minerale ferroso di elevata qualità.
Secondo ASSOCHAM, vari studi dimostrano che in India la domanda di acciaio crescerà esponenzialmente finché il PIL non raggiungerà 10.000 $ pro capite. La Cina - il cui PIL pro capite è passato nel giro di un decennio da 2.600 $ a 7.500 $ - rappresenta gran parte della domanda mondiale, ma ora anche oltre la metà dell'output globale. Sempre secondo Rawat: "Il PIL pro capite indiano ammonta a 3.300 $ e crescerà in maniera simile a quanto verificatosi in Cina. Entro il 2020 il consumo indiano annuo di acciaio supererà 200 milioni di tonnellate".