Negli USA, secondo la maggior parte degli intervistati, i prezzi del rottame caleranno di 10 $/t a novembre, mentre per alcuni operatori potrebbero scendere anche di 20 $/t.
«Se le acciaierie vogliono mantenere i propri ricavi ed impedire un calo dei prezzi dei prodotti finiti, ridurre eccessivamente i costi di input non è la scelta migliore» ha commentato una tra le fonti che propendono per una riduzione contenuta delle quotazioni del rottame. Un altro operatore ha fatto notare come negli ultimi sette giorni gli esportatori della East Coast degli Stati Uniti abbiano abbassato di non più di 10 $/t i prezzi del rottame consegnato ai porti.
Alcuni inoltre hanno sottolineato che i flussi di rottame potrebbero ridursi qualora i prezzi si indebolissero eccessivamente. Ciononostante, i prezzi attuali sono significativamente più alti di quelli rilevati in questo stesso periodo dello scorso anno. Per esempio, i prezzi dell'HMS nella valle dell'Ohio sono di 50 $/t più alti rispetto a un anno fa, mentre lungo la East Coast fanno segnare addirittura un +60 $/t. Questo potrebbe indurre a pensare che ci sia abbondante spazio per delle correzioni. Intanto, sempre più operatori iniziano a ritenere che i prezzi dei prodotti piani siano "artificialmente elevati" a causa dell'incremento delle attività di rifornimento verificatosi alla fine di agosto, quando le quotazioni avevano raggiunti i livelli minimi. Se, dunque, i prezzi degli acciai piani dovessero iniziare a indebolirsi (per qualcuno potrebbe accadere alla fine di questo mese), allora anche il mercato del rottame subirebbe pressioni al ribasso.
Infine, c'è chi con una punta di ottimismo ritiene che il rallentamento dei flussi di rottame e il buon portafoglio ordini dei produttori di acciai finiti terranno i prezzi della materia prima a galla fino alla fine dell'anno. «Sempre più impianti stanno aumentando la produzione e le acciaierie, finché riusciranno a chiudere vendite, sfrutteranno la propria capacità a un tasso del 70%» ha commentato una fonte.