Nell'ultima settimana, fattori quali un calo delle tariffe di nolo e l'aumento delle quotazioni del minerale ferroso sul mercato spot cinese hanno determinato un incremento dei prezzi del minerale brasiliano pari in media a 2 $/t.
Il prezzo export dei fini da sinterizzare con il 65% di ferro è attualmente pari a 89 $/t FOB, mentre i prezzi di esportazione del lump e del pellet sono rispettivamente pari a 113 e a 155 $/t FOB.
Sul mercato interno, i prezzi degli stessi materiali corrispondono rispettivamente a 83 $/t, 107 $/t e 149 $/t franco produttore, tasse escluse.
L'incremento dei prezzi riflette anche la scarsa disponibilità di minerale ferroso nello stato meridionale di Minas Gerais, dal momento che il riavvio programmato della miniera di Brucutu è stato impedito da un tribunale civile. Da ciò deriverà una perdita annua di produzione pari a 30 milioni di tonnellate, ha fatto sapere Vale.
Ciononostante, il colosso brasiliano mantiene il proprio target di vendita tra i 307 e i 332 milioni di tonnellate per il 2019, pur ammettendo che il dato a consuntivo si collocherà probabilmente nella fascia medio-bassa del range.
Secondo i dati ufficiali, ad aprile il Brasile ha esportato 17,05 milioni di tonnellate di minerale ferroso (pellet escluso), contro i 20,22 milioni esportati a marzo. Le principali destinazioni sono state l'Asia (12,45 milioni di tonnellate, di cui 7,96 diretti in Cina), l'UE (2,01 milioni), il Medio Oriente (1,29 milioni) e la Turchia (542.300 t).
Le esportazioni di pellet hanno raggiunto gli 1,3 milioni di tonnellate, contro gli 1,96 milioni di marzo. Il calo è attribuito al fermo degli impianti di pellet di Vale di Fabrica e di Corrego do Feijão (Minas Gerais).