Nell'ultima settimana i prezzi dei coils laminati a caldo (HRC) si sono indeboliti negli Stati Uniti a causa di diversi fattori: calo delle quotazioni del rottame, leggero incremento dei tassi di utilizzo della capacità produttiva e istituzione di misure restrittive anti-COVID in alcuni stati del paese. Stati come il Texas, l'Arizona e la Florida hanno continuato a registrare record giornalieri di contagi e ricoveri. Lo scorso venerdì il sindaco di Atlanta, nello stato della Georgia, ha ordinato il nuovo ricorso alle misure della fase 1 dell'epidemia.
«Se si verifica un focolaio in un'acciaieria che produce piani e questa deve chiudere i battenti per un paio di settimane, allora ci sarà un aumento dei prezzi» ha commentato una fonte. «D'altro canto – ha continuato – se un focolaio in un impianto automobilistico porta a un arresto, come quello di cui si parla per lo stabilimento di GM ad Arlington, in Texas, allora si potrebbe assistere a un abbassamento dei prezzi».
Di recente la United Auto Workers Union ha chiesto a GM di interrompere la produzione nello stabilimento a causa di un picco di casi di coronavirus. Un focolaio simile è stato segnalato in uno stabilimento a Wentzville, nel Missouri.
Infine, diverse fonti hanno puntato il dito contro il graduale incremento dei tassi di produzione. Se questi crescessero troppo rapidamente e l'offerta di acciaio superasse la domanda, allora i prezzi ne risentirebbero sicuramente.
Attualmente i prezzi degli HRC sono pari a 485-529 $/t franco produttore, contro i 507-529 $/t rilevati una settimana fa.
Nel frattempo, i coils laminati a freddo (CRC) sono cresciuti di 22 $/t, raggiungendo i 705-750 $/t franco produttore.
I tassi di utilizzo della capacità siderurgica negli USA ammontano in media al 56,5%, rispetto al 55,4% registrato nell'ultima settimana di giugno.