Dopo un periodo di aumenti e alcune settimane di sostanziale stabilità, i prezzi dei coils sono tornati a calare in Italia. Attualmente le quotazioni base dei coils laminati a caldo (HRC) si attestano a 450-470 €/t franco produttore, contro i 470-480 €/t di due settimane fa. Nel frattempo i prezzi base dei coils laminati a freddo (CRC) e zincati a caldo (HDG) sono pari a circa 530-540 €/t f.p. La domanda a valle resta estremamente bassa, mentre centri servizi e produttori di tubi detengono scorte medio-alte. L'import, a fronte di offerte poco competitive - 450-460 €/t CFR per HRC con origine Turchia - resta pressoché inesistente. Al tempo stesso, i produttori italiani ed europei in generale stanno provando a vendere materiale all'estero. «Paradossalmente - ha commentato Tommaso Sandrini, Presidente di Assofermet Acciai - i siderurgici europei stanno cercando di vendere in Turchia, nonostante questo sia un mercato dal quale tutti dicono che ci dobbiamo difendere e che notoriamente è sempre stato un grande acquirente sia di piani sia di lunghi europei». Secondo i dati di EUROFER, la Turchia ha importato 542.000 tonnellate di HRC europei nel periodo gennaio-aprile di quest'anno, ossia il 14% in più su base annua. A settembre la Commissione europea dovrebbe annunciare i risultati del riesame delle misure di salvaguardia. I siderurgici europei hanno chiesto modifiche quali la rimozione dell'aumento annuale dei contingenti (pari al 5%) e l'istituzione di quote trimestrali specifiche per paese sulle importazioni di acciai piani laminati a caldo, prodotti per i quali al momento è in vigore una quota "globale". «Mi auguro che la Commissione non istituisca quote specifiche per paese - ha affermato Sandrini -. Mi riesce difficile immaginare ragioni per giustificare una decisione di questo tipo. Ritengo più probabile la cancellazione dell'aumento delle quote. Quote-paese sulla Turchia non avrebbero alcuna logica».
Stefano Gennari