A causa delle misure introdotte dal governo per fronteggiare l'emergenza coronavirus, il mercato siderurgico italiano risulta ancora assopito, come sottolineato di recente anche da Federacciai. Nel contesto in cui i consumi sono quasi azzerati e i pochi produttori rimasti aperti hanno rallentato le attività, i prezzi base dei coils laminati a caldo (HRC) sono rimasti pari a 440 €/t franco produttore. «Tutti i grossi clienti sono fermi e i consumi su cui potersi eventualmente appoggiare sono soltanto il 3% circa del totale» ha commentato il rappresentante di un centro servizi. «Stiamo cercando di capire - ha aggiunto - come poter lavorare nello spazio consentito dal decreto e raccogliendo la relativa documentazione chiedere di farlo. Siamo ben forniti di materiale, tuttavia i clienti a cui potremmo spedire sono veramente pochissimi». La stessa fonte ha posto l'accento anche sui problemi di liquidità di molti clienti, che sicuramente continueranno ad avere un loro peso al riavvio delle attività. Guardando al lato produttori, alcune fonti hanno affermato che l'ex Ilva in questo momento potrebbe produrre soprattutto bramme da trasformare in prodotto finito al momento della ripresa. Un produttore come Arvedi, invece, starebbe riuscendo a vendere coils in Germania. A fronte della forte incertezza, anche il mercato import risulta generalmente fermo. Tuttavia, fonti hanno riferito che un produttore italiano di tubi punterebbe ad acquistare coils a caldo da paesi terzi a 400 €/t CFR e che alcuni produttori turchi sembrerebbero propensi a scendere fino a un livello di 415 €/t CFR.
Guardando infine al Nord Europa, i prezzi hanno ceduto una decina di euro a fronte delle serrate di numerosi grossi clienti, specialmente nei comparti dell'automotive e degli elettrodomestici. Ad oggi i prezzi base degli HRC si attestano a 460-465 €/t franco produttore.
Stefano Gennari