La carenza d'offerta e una buona domanda hanno continuato a sostenere i prezzi dei coils laminati a caldo (HRC) nel mercato dell'UE. Tuttavia, i prezzi sembrano aver rallentato la propria corsa rialzista nell'ultima settimana, aumentando in media di soli 5 €/t, a 1.030-1.100 €/ t franco produttore. La scorsa settimana, ArcelorMittal ha alzato le proprie offerte in Europa per la seconda volta questo mese, portando i prezzi degli HRC al livello di 1.100 €/t f.p., in aumento di 50 €/t rispetto a una settimana prima. Tuttavia, secondo le fonti intervistate, nell'ultima settimana i produttori europei hanno perlopiù evitato di offrire materiale sul mercato spot, mentre i distributori si sono fatti più cauti, poiché non intendono accumulare scorte caratterizzate da prezzi troppo elevati considerato il rischio di correzioni di prezzo nella seconda metà dell'anno. In effetti, non è ancora chiaro se l'attuale salvaguardia Ue sull'acciaio resterà in vigore o meno dopo il 30 giugno di quest'anno, anche se entro la fine di maggio la Commissione europea dovrebbe presentare una proposta per la sua estensione. La combinazione tra la carenza di materiale e questa crescente prudenza ha fatto sì che si registrassero pochissime transazioni nell'ultima settimana. I tempi di consegna si collocano alla fine del terzo trimestre nel migliore dei casi, mentre le offerte da paesi terzi risultano ancora poco competitive a causa della salvaguardia Ue, dell'aumento delle tariffe di nolo, della rimozione degli sconti fiscali sulle esportazioni cinesi, dell'aggravarsi della pandemia di Covid-19 in India e, in generale, del trend rialzista del mercato siderurgico globale. Un altro fattore di incertezza è la persistente carenza di semiconduttori a livello mondiale, che ha causato interruzioni della produzione nel mercato automobilistico. Attualmente, secondo quanto appreso da SteelOrbis, le offerte per l'import di HRC in Europa si aggirano generalmente intorno ai 1.000 €/t CFR.
Nel frattempo, il futuro di Acciaierie Italiane (ex ArcelorMittal Italia) appare ancora nebuloso. Lo scorso febbraio la società aveva ricevuto dal TAR di Lecce l'ordine di chiudere la propria area a caldo entro la metà di aprile per ovviare al problema della «pericolosità delle emissioni incontrollate» degli impianti. Lo scorso 13 maggio si è svolta l'udienza del Consiglio di Stato sull'impugnazione da parte di ArcerlorMittal e Ilva in Amministrazione straordinaria della sentenza del Tar, tuttavia lo stesso Consiglio si è riservato la decisione, che sarà resa nota entro poche settimane. Lo stabilimento, una partnership pubblico-privata tra Invitalia e ArcelorMittal, sta operando con due altiforni (n. 1 e 2), mentre l'altoforno n. 4 è chiuso per manutenzione e dovrebbe essere riavviato a giugno di quest'anno. L'azienda punta a una produzione di acciaio grezzo di 5 milioni di tonnellate quest'anno, rispetto ai 3,3 milioni di tonnellate del 2020.
Stefano Gennari