I prezzi dei coils laminati a caldo (HRC) si sono rafforzati ulteriormente in Europa nell'ultima settimana. Sia sul mercato italiano sia nel Nord Europa è stato rilevato un aumento di 5 €/t che ha portato i prezzi spot rispettivamente a 415-420 €/t e a 425-430 €/t franco produttore. Ciononostante, il livello di attività si è ridotto nello stesso periodo. La domanda apparente si è indebolita dal momento che la maggior parte dei compratori aveva rifornito le proprie scorte dopo l'annuncio da parte di ArcelorMittal del ritiro dal contratto di acquisto dell'Ilva e dopo che i prezzi avevano iniziato a crescere sulla scia del rialzo delle materie prime. Come riportato la scorsa settimana, diversi produttori europei hanno portato le proprie offerte a quota 430-450 €/t franco produttore, adducendo come motivazione l'incremento dei prezzi all'importazione, il rialzo delle quotazioni delle bramme, la minor offerta e una ripresa della domanda apparente. I prezzi di transazione tuttavia sono rimasti su livelli inferiori. I tagli di produzione e i costi delle materie prime hanno supportato le quotazioni dei coils a caldo nelle ultime settimane, ma queste, secondo la maggior parte degli operatori interpellati, potrebbero non crescere ulteriormente da qui alla fine dell'anno. I compratori infatti hanno adottato un atteggiamento attendista per via dell'avvicinarsi delle festività, per l'incertezza attorno alla vicenda Ilva e per il rialzo delle offerte dall'estero. In particolare, come già detto, le offerte dalla Turchia hanno raggiunto i 450 €/t CFR Italia sulle spedizioni di febbraio, ma i compratori finora non hanno accettato di pagare un prezzo simile vista la mancanza di chiarezza circa l'evoluzione dei prezzi interni.
Stefano Gennari