I prezzi dei coils laminati a caldo (HRC) sono diminuiti ulteriormente nel mercato dell'Ue nelle ultime due settimane. Come durante la maggior parte di novembre, le attività di scambio sono rimaste ridotte poiché in generale gli acquirenti dal pronto stanno posticipando i propri acquisti in attesa che la situazione risulti più chiara. Come riportato in precedenza, le acciaierie locali sono sotto pressione da alcuni mesi perché diversi clienti del settore automotive hanno ridotto la loro domanda a causa della carenza di semiconduttori a livello globale.
Al momento i prezzi ammontano prevalentemente a 860-910 €/t nel mercato italiano e a 930-980 €/t nel Nord Europa, in entrambi i casi nel termine franco produttore. Ciò significa che le quotazioni sul mercato europeo sono calate in media di 25 €/t nelle ultime due settimane, rispetto al precedente livello di 860-1.030 €/t franco produttore.
Nel frattempo, i compratori in generale non sono interessati alle offerte da paesi terzi a causa dei lunghi tempi di consegna, dei problemi logistici e del rischio di pagare dazi sui volumi eccedenti le quote di salvaguardia dell'Ue. Secondo le fonti, nel porto di Marghera starebbero per fare ingresso tra le 300mila e le 350mila tonnellate di prodotti siderurgici, coils soprattutto, che dovranno aspettare lo sdoganamento dal 1° gennaio. Pertanto, i porti sono ancora congestionati e questa situazione dovrebbe continuare nel primo trimestre del prossimo anno. Per quanto riguarda le attuali offerte dall'estero, gli HRC provenienti da Giappone e Taiwan sono proposti rispettivamente a prezzi di 845-850 e 830 €/ton CFR Italia. Allo stesso tempo, le offerte dalla Turchia si attestano a circa 880 €/t CFR. Un trader ha commentato che «mentre i fornitori turchi non sono competitivi, gli altri lo sono sulla carta, tuttavia i prezzi potrebbero variare a causa delle fluttuazioni dei tassi di cambio, e i compratori sono sempre preoccupati dell'incognita rappresentata dalle quote di salvaguardia».
Per quanto riguarda il prossimo periodo, gli operatori di mercato sono per lo più fiduciosi che la situazione sarà migliore nel primo trimestre del prossimo anno, a causa delle aspettative di un incremento della domanda del settore automobilistico (anche se non nell'immediato) e di un calo dell'offerta interna in Europa. Si prevede infatti un aumento delle esportazioni di acciai piani dall'Ue verso gli Stati Uniti dopo la sostituzione delle misure della Section 232 con un sistema di contingenti tariffari. Per quanto riguarda i laminati a caldo, Paesi Bassi e Germania hanno ottenuto le quote maggiori, seguiti da Belgio, Italia e Svezia. Le fonti ritengono che i prezzi saranno supportati anche dagli elevati costi energetici e dalle sfide logistiche. Le acciaierie punteranno a rilanciare i prezzi nel primo trimestre 2022, tuttavia la maggior parte degli operatori al momento dubita che assisteremo a significativi rialzi.
Stefano Gennari