USA: rappresentanti dell’industria siderurgica a favore delle tariffe sull’import

giovedì, 22 marzo 2018 12:38:58 (GMT+3)   |   San Diego
       

Ieri 21 marzo, dirigenti dell'industria siderurgica statunitense, rappresentanti di associazioni e sindacati di settore hanno espresso le loro opinioni di fronte ai membri dell’House Steel Caucus in merito alle tariffe relative alla Section 232, che dovrebbero entrare in vigore domani 23 marzo.

Secondo John Ferriola, presidente ed amministratore delegato di Nucor e presidente dell’American Iron and Steel Institute (AISI), l’imposizione delle tariffe rappresenta un forte segnale del fatto che il dumping non sarà più tollerato, permetterà ai produttori di ottenere un ritorno sugli investimenti, e guiderà l'industria verso un percorso più sostenibile a lungo termine e verso un futuro prospero.

David Burritt, presidente e amministratore delegato di US Steel, sostiene che le tariffe siano vitali per la sicurezza nazionale e per il mercato siderurgico. Roger Newport, amministratore delegato di AK Steel Corporation e prossimo presidente dell’AISI, non la pensa diversamente, e crede che l’assenza di una catena di produzione domestica potrebbe mettere il paese a rischio nel caso attacchi fisici o cibernetici.

John Brett, presidente e amministratore delegato di ArcelorMittal USA, è convinto che le tariffe aiuteranno il mercato siderurgico americano ad evitare il dumping, specialmente dalla Corea del Sud, maggiore importatore di acciaio proveniente dalla Cina e allo stesso tempo un dei maggiori esportatori verso gli USA.

Il leader del sindacato United Steelworkers (USW), Leo W. Gerard, è ugualmente a favore delle tariffe, in quanto ritiene che i lavoratori del settore siderurgico che sono stati licenziati saranno presto richiamati ai loro posti di lavoro grazie alle misure adottate dall'amministrazione nell'interesse della difesa nazionale. “Gli economisti a favore del libero commercio – ha aggiunto Gerard – hanno ingigantito il potenziale impatto delle tariffe d'importazione sui consumatori, e allo stesso tempo hanno ignorato i lavoratori e le comunità del settore manifatturiero, che sono stati devastati da decenni di cosiddetto 'libero' scambio”.


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