Come nel terzo trimestre, anche nel quarto del 2019 gli ordini di macchine utensili hanno fatto registrare una decisa flessione in Italia. L'indice UCIMU ha registrato un calo del 16% rispetto all'ultimo trimestre del 2018, attestandosi in valore assoluto a 105,5 (base 100 nel 2015). Prendendo in considerazione l'intero 2019, l'indice totale ha fatto segnare un arretramento del 17,9% rispetto all'anno precedente. UCIMU ha attribuito sia il risultato trimestrale sia quello annuo alla negativa performance del mercato interno e alla debolezza della domanda estera.
«Il calo registrato nel quarto trimestre - ha affermato Massimo Carboniero, presidente UCIMU - Sistemi per produrre - conferma le nostre previsioni, mostrando una situazione di progressiva riduzione della propensione a investire sia da parte del mercato domestico sia da parte del mercato estero». Sul fronte interno, in particolare, il progressivo ridimensionamento dell'indice degli ordini raccolti nel 2019 indica secondo Carboniero «che il consumo italiano di sistemi di produzione si sta riportando su valori fisiologici tipici del nostro mercato. D'altra parte - ha continuato - non potevamo aspettarci che la domanda italiana mantenesse ancora i ritmi di crescita a cui ci aveva abituato nel triennio 2016-2018».
«Detto ciò - secondo il presidente di UCIMU - dobbiamo scongiurare un nuovo blocco degli investimenti che, di fatto, riporterebbe il nostro manifatturiero indietro di anni, vanificando quanto di buono è stato fatto con il Piano Industria 4.0 con il rischio di interrompere il processo di trasformazione tecnologica in atto». Carboniero ritiene che le nuove misure di credito di imposta previste nella Legge di Bilancio 2020, in sostituzione di super e iperammortamento, siano tecnicamente adeguate allo scopo di sostenere l'aggiornamento dei macchinari e la trasformazione in chiave digitale dell'industria italiana». «Ciò che non è adeguato - ha precisato - è la loro temporalità sempre legata ai soli 12 mesi». Per questo UCIMU chiede al governo di «ragionare su un nuovo piano triennale per l'innovazione che, capace di supportare gli investimenti in tecnologie di produzione, abbia il credito di imposta, secondo le differenti declinazioni (aliquote) come misura portante».
Sul fronte estero, ha proseguito Carboniero, «la situazione è decisamente complessa poiché vi sono differenti fattori che contribuiscono a rendere incerto lo scenario di breve-medio termine». Tra questi, la generale instabilità economica e politica in numerose aree del mondo, le difficile ripartenza della locomotiva tedesca, le sanzioni che interessano le esportazioni in importanti mercati di sbocco, il rallentamento della Cina e il protezionismo di paesi come gli USA.
«In attesa che la situazione si faccia più chiara - ha affermato il presidente di UCIMU - i costruttori italiani di macchine e utensili da qualche tempo hanno rivolto particolare attenzione a due aree in continuo sviluppo: ASEAN e India» che per sostenere il loro ritmo di sviluppo hanno bisogno di acquisire da paesi terzi tecnologie di ultima generazione. A questi si aggiungono secondo UCIMU anche i paesi dell'Africa subsahariana, dove «sarebbe utile un intervento coordinato tra più settori manifatturieri secondo la logica della filiera».
In conclusione, secondo il presidente Carboniero, ciò di cui hanno bisogno i costruttori italiani di macchine utensili è «una politica di ampio respiro dedicata all'internazionalizzazione». Per questo UCIMU chiede alle autorità di governo «un corposo piano strutturale di interventi capaci di sostenere in modo concreto l'attività delle nostre PMI oltreconfine».
Stefano Gennari