Hanno cominciato ad emergere nei giorni scorsi i dettagli dell'accordo di libero scambio firmato da Turchia e Ucraina il 3 febbraio. In base a quanto appreso da SteelOrbis, il mercato dei prodotti piani, vergella e tondo per cemento armato sarà regolamentato da un sistema a volumi contingentati (alcuni dazi rimarranno), mentre i dazi di altri segmenti, tra cui quello dei semilavorati, vedranno riduzioni del 20, 30 o 50% rispetto alle aliquote attuali.
Nessun dazio per i prodotti piani laminati a caldo entro la quota di 120.000 tonnellate all'anno, mentre quelli laminati a freddo saranno soggetti a un'imposta del 6%, in calo rispetto all'attuale 10%, per le prime 70.000 tonnellate importate all’anno. Per quanto riguarda i prodotti lunghi, la vergella avrà una quota di 50.000 tonnellate all’anno con un dazio del 10%. La quota del tondo è stata fissata a 100.000 tonnellate all’anno, per le quali è previsto un dazio del 10%. Le aliquote attuali sono rispettivamente del 12% e del 15% per la vergella e il tondo per cemento armato. Al superamento del volume consentito, sulle importazioni saranno applicate le aliquote dei dazi attuali.
Ora a preoccupare i player di mercato sono le potenziali conseguenze dell'accordo per gli HRC. 120.000 tonnellate è un valore molto basso: l'anno scorso l'Ucraina ha venduto 1,06 milioni di tonnellate di prodotto alla Turchia. Tuttavia, secondo una fonte, i problemi riguardano soprattutto i compratori, dato che saranno loro a dover pagare il dazio. Infine, le trattative potrebbero non essere ancora finite e si parla di ulteriori colloqui con il governo turco per alcuni emendamenti a fronte dell’insoddisfazione del mercato. Il processo di ratifica è lungo e quindi, secondo le informazioni di SteelOrbis, l’entrata in vigore dell’accordo potrebbe non avvenire prima della fine dell’anno o addirittura nel 2023.