EUROFER, confederazione siderurgica europea, ha espresso preoccupazione per l'aumento dell'import in Europa di coils laminati a caldo (HRC) nonostante la scarsa domanda registrata nei mercati del vecchio continente. L'associazione ha quindi sollevato la questione relativa all'istituzione di ‘barriere' che possano porre limite al fenomeno. In particolare, alcuni esponenti di EUROFER hanno sottolineato il ruolo-chiave della Turchia come uno dei principali importatori di HRC in Europa.
Non è tardata la presa di posizione dell'associazione dei produttori siderurgici turchi (DUCD), espressa per voce del segretario generale Veysel Yayan. Queste le sue parole in una dichiarazione rilasciata in esclusiva a SteelOrbis:
"Nonostante ci sia un netto incremento dell'import di HRC dalla Turchia nell'Unione Europea, bisogna tenere sempre presente che non si può accostare la Turchia a paesi come Russia, Ucraina, Corea del Sud e Cina. Innanzitutto la Turchia aveva stretto con la Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA), ora assorbita dalla UE, un accordo di libero scambio che la rende parte integrante dell'economia europea. In secondo luogo, altre nazioni hanno stabilito relazioni commerciali unidirezionali, e non controbilanciano il valore dell'export con un import commisurabile, mentre gli ingenti volumi di esportazione dalla UE in Turchia rendono ancora più evidente l'integrazione dell'economia turca in quella europea".
Yayan ha ricordato che nei primi quattro mesi del 2011 la Turchia ha importato 833.000 tonnellate di HRC dalla UE, la quale ha a sua volta importato solo 65.000 tonnellate di HRC dalla penisola anatolica, senza per questo arrivare a mettere in discussione la partnership tra le due parti, che soddisfa pienamente la DUCD.
In conclusione, Yayan ha suggerito che probabilmente le preoccupazioni di EUROFER in materia di import da paesi extracomunitri derivi dal fatto che i produttori europei non riescano ad esportare HRC in Turchia con la stessa facilità di qualche anno addietro.