Nei primi nove mesi di quest'anno, le esportazioni turche di acciaio sono cresciute del 7% su base annua, raggiungendo 13,1 milioni di tonnellate. Le stesse esportazioni hanno generato un valore pari a 8,2 miliardi di dollari, in aumento del 23,4% secondo gli ultimi dati diffusi dall'associazione degli esportatori siderurgici turchi (CIB).
Sempre nei primi nove mesi, la principale destinazione dell'export turco è stata l'UE, che ha ricevuto 4 milioni di tonnellate di prodotti siderurgici dalla Turchia, cioè il 53% in più rispetto allo stesso periodo del 2016. A seguire, si trovano il Medio Oriente (3 milioni di tonnellate), il Nord America (1,8 milioni di tonnellate) e il Nord Africa (1 milione di tonnellate). Nello stesso periodo, la Turchia ha esportato acciaio verso l'America Centrale e Meridionale, in particolar modo in Cile, Colombia, Panama e Haiti, per un totale di 937.000 tonnellate, dato in crescita del 40% su base annua.
Il prodotto siderurgico più esportato è stato il tondo per cemento armato, che tuttavia ha indicato una flessione del 23% rispetto ai primi nove mesi del 2016, fermandosi a 4,1 milioni di tonnellate. Seguono i piani laminati a caldo (1,9 milioni di tonnellate), i tubi saldati (1,4 milioni di tonnellate), i profilati (1 milione di tonnellate) e la vergella (968.000 tonnellate).
Nel solo mese di settembre, le esportazioni siderurgiche turche sono calate del 19% annuo, a 1 milione di tonnellate. In termini di valore, sono ammontate a 746 milioni di dollari, evidenziando un calo del 4,1% su base annua.
"Nei primi nove mesi di quest'anno, i maggiori incrementi su base annua hanno riguardato i volumi esportati verso Singapore, l'Italia, la Spagna, Hong Kong e il Canada. In particolare, sono cresciute le esportazioni di piani a caldo verso Italia e Spagna, mentre sono cresciute le esportazioni di tondo verso Singapore, Hong Kong e Canada" ha sottolineato Namik Ekinci, presidente della CIB. "Nel frattempo - ha aggiunto - le maggiori diminuzioni hanno riguardato l'export verso Emirati Arabi, Egitto, Oman, Stati Uniti e Iraq, a causa soprattutto del fatto che i paesi mediorientali stanno costruendo le proprie industrie e disincentivando l'import per supportare la produzione domestica".