Trump: Canada e Messico esclusi dalle tariffe solo in caso di rinegoziazione del NAFTA

martedì, 06 marzo 2018 12:01:16 (GMT+3)   |   San Diego
       

Dopo un fine settimana trascorso a difendere energicamente la sua decisione di imporre pesanti tariffe sulle importazioni di acciaio e alluminio, Donald Trump ha affermato che prenderebbe in considerazione l’ipotesi di esentare gli alleati commerciali Canada e Messico dalla decisione relativa alla Section 232 soltanto se i due paesi dovessero accettare le richieste degli Stati Uniti nell’attuale processo di rinegoziazione del NAFTA. L'ultimo turno di negoziati dovrebbe concludersi oggi a Città del Messico.

Canada, Messico, Unione Europea ed altri alleati commerciali hanno fatto intendere che probabilmente reagiranno istituendo a loro volta tariffe sui prodotti americani, nel caso in cui Trump approvasse ufficialmente le tariffe USA. In risposta, Trump ha minacciato, tramite Twitter, di imporre una tassa addizionale su tutte le importazioni di auto europee negli Stati Uniti.

I media sostengono che le varie minacce commerciali di Trump siano meno importanti di ciò che egli effettivamente converte in legge e che, tenuto conto di ciò, Trump avrebbe annunciato tariffe la scorsa settimana in un "impeto di rabbia" derivante da scandali della Casa Bianca non collegati alla questione, al solo scopo di ottenere una "vittoria”. Pertanto, esiste ancora una possibilità che Trump decida di modificare la propria decisione adottando un approccio più mirato.

Recentemente il segretario del Dipartimento del Commercio Wilbur Ross, riferendosi al presidente Trump, ha dichiarato alla stampa: "So che ha intrattenuto conversazioni con molti dei maggiori leader mondiali. La decisione ovviamente spetta a lui, ma per il momento, da quello che so, si applicherà a una pletora di paesi piuttosto ampia".
Ross ha inoltre minimizzato i possibili effetti delle tariffe proposte da Trump sull’importazione di alluminio ed acciaio sull'economia americana. Il segretario al Commercio ha affermato che l'ammontare totale delle tariffe che il governo statunitense ha intenzione di proporre è di circa 9 miliardi di dollari l'anno, ossia una frazione equivalente all'1% dell'intera economia del Paese. "Pertanto - ha affermato Ross, l'ipotesi che demolisca molti posti di lavoro, porti a un innalzamento dei prezzi e distorca il panorama finanziario è errata".
Parlando ancora di Trump, ha aggiunto: “Non ho ragione di pensare che cambierà idea… Ormai ha preso una decisione… Se per caso dovesse cambiare opinione, allora cambierà”.

Ross e il consulente commerciale senior Peter Navarro, stando a quanto riferito, sarebbero tra i pochi consiglieri presidenziali favorevoli alle tariffe, mentre molti altri membri del gabinetto e legislatori repubblicani sarebbero contrari. Gary Cohn, direttore del Consiglio Nazionale dell’Economia e consigliere capo di Trump sull’economia, ha minacciato di dimettersi nel momento in cui le tariffe diventeranno legge.

Secondo i media, Ross potrebbe avere un ulteriore motivo per supportare le tariffe. Nel 2002, anno in cui George W. Bush istituì tariffe sull’acciaio in conformità alla Section 201, Ross fondò l’International Steel Group, che acquistò gli asset di diverse società siderurgiche in bancarotta. Vendette poi il gruppo a Mittal Steel Company (ora ArcelorMittal, che produce acciaio anche negli USA) nel 2005, per 4,5 miliardi di dollari, di cui metà in denaro e metà in azioni.


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