Non ci fu nessun cartello tra i produttori italiani di tondo per cemento armato. Lo ha attestato nella giornata di ieri una sentenza del Consiglio di Stato che ha messo la parola fine su una vicenda nata addirittura nel 2011 e che aveva coinvolto otto società siderurgiche: Alfa Acciai, Feralpi Siderurgica, Ferriera Valsabbia, Industrie Riunite Odolesi Iro, Ori Martin - Acciaieria e Ferriera di Brescia, Stefana, Riva Acciaio e Ferriere Nord.
Nel 2017 l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) aveva comminato sanzioni per oltre 140 milioni di euro alle aziende in questione, accusate di aver posto in essere, nel periodo 2010-2016, «un'intesa unica, continuata e complessa [...] avente a oggetto il coordinamento delle reciproche politiche commerciali» sul mercato nazionale. La Prima Sezione del Tar del Lazio, nel giugno del 2018, aveva accolto i ricorsi presentati dalle aziende, smontando la tesi dell'AGCM e rilevando «carenze istruttorie nella fase di accertamento delle presunte violazioni». A quel punto l'AGCM aveva presentato ricorso al Consiglio di Stato, che ieri ha definitivamente accertato l'estraneità delle società alle presunte violazioni imputatele.
Inoltre, «il Consiglio di Stato ha inequivocabilmente statuito che gli addebiti mossi dall'Autorità erano basati su meri indizi del tutto insufficienti a dimostrare la violazione, giacché non corroborati da alcun riscontro», si legge in una nota di Feralpi, prima azienda ad aver commentato la notizia.
Stefano Gennari