Nei primi sette mesi di quest’anno l’industria locale dell’acciaio ha cercato di compensare le perdite subite attraverso le esportazioni, in un contesto caratterizzato da misure commerciali, deviazioni degli scambi, quote europee sull’import dal calo del consumo domestico e internazionale. Questo è quanto riporta l’associazione dei produttori siderurgici turchi (TCUD).
Secondo l’associazione, l’export turco verso l’UE nel secondo trimestre ha registrato un calo. L’industria domestica ha perso d’importanza per i produttori europei in quanto il loro consumo è diminuito. Inoltre, la Turchia non è in praticamente in grado di esportare in alcuna regione dalla quale importa. Il volume totale degli acciai piani importati ha come provenienza l’area CIS, di cui l’80% è importato nel paese attraverso un regime di perfezionamento attivo senza alcun dazio e a prezzi di dumping. La Turchia rimane un mercato aperto per i paesi CIS, soggetti invece a misure commerciali in altre parti del mondo.
La TCUD sostiene che se il livello di importazioni in Turchia continuerà ad essere elevato nonostante un forte calo del consumo interno, i recenti aumenti di capacità rimarranno inutilizzati. Tenendo conto di questo, oltre che dell'ulteriore calo dell’output di acciaio grezzo (-10% nei primi dieci mesi dle 2019) e del fallimento dei nuovi investimenti, è inevitabile che l'industria siderurgica turca – che impiega 300.000 persone – si troverà ad affrontare gravi perdite.
«Considerando tutti questi sviluppi – afferma l’associazione –, il paese dovrebbe imporre misure di protezione per proteggere l’industria siderurgica domestica, come fanno USA e Unione Europea».