«Questo è uno dei giorni più tristi nella mia lunga vita di lavoro». Così il Cavalier Giovanni Arvedi ha commentato la chiusura definitiva dell'area a caldo della storica Ferriera di Servola a Triestre, rilevata dal Gruppo Arvedi nel 2014. In una nota diffusa oggi, l'azienda ha ripercorso brevemente la storia recente dell'impianto, ricordando di aver investito oltre 250 milioni di euro per la riattivazione dell'attività di produzione della ghisa - nel rispetto sia delle prescrizioni AIA sia di quelle dell'Accordo di Programma - e per l'insediamento di una nuova unità produttiva di laminazione a freddo. Il tutto salvaguardando i livelli occupazionali dello stabilimento.
L'azienda ha inoltre ricordato i motivi dello spegnimento dei due altiforni della Ferriera: «su richiesta formale delle istituzioni locali, Acciaieria Arvedi ha proceduto con grande senso di responsabilità ed in coordinamento con il Ministero dello Sviluppo economico ad avviare un processo di decarbonizzazione e riconversione industriale del sito», di cui «l'ultima colata dell'altoforno rappresenta il primo passo».
Le operazioni di spegnimento sono iniziate a fine marzo e, ha sottolineato Arvedi, si sono svolte «nel pieno rispetto delle normative di sicurezza e delle restrizioni sanitarie imposte dalla pandemia di coronavirus».
Stefano Gennari