La sopravvivenza dell'industria siderurgica europea è a rischio poiché le modifiche proposte dalla Commissione europea per la salvaguardia sull'acciaio non tengono conto del crollo della domanda a seguito della pandemia di coronavirus. A dirlo sono i CEO di più di trenta produttori siderurgici europei – tra cui anche Lorenzo Riva di RIVA Group e Mario Caldonazzo, ad di Arvedi e vicepresidente di Federacciai – che insieme al direttore generale di EUROFER Axel Eggert hanno firmato una nota congiunta.
I produttori sono «profondamente delusi» dal fatto che la Commissione e numerosi governi dell'UE non abbiano ritenuto che i contingenti tariffari debbano riflettere quello che è l'andamento della domanda di acciaio nel continente. «La domanda siderurgica – si legge nella nota – è scesa del 50% dallo scoppio della pandemia di COVID-19 a marzo. Il nostro settore ha dovuto ridurre significativamente la produzione per adattarsi alle mutate circostanze, e il 40% della forza lavoro è stata lasciata a casa o ha lavorato part-time». Nel frattempo, avvertono i produttori, paesi come la Cina, l'India, l'Indonesia e la Russia hanno continuato a produrre e accumulare scorte. Pertanto, esiste il forte rischio che «offerte a basso costo inondino il mercato dell'UE minando la ripresa e la sopravvivenza di uno dei settori più strategici» e che dà lavoro direttamente o indirettamente a 2,6 milioni di persone.
EUROFER e i produttori europei chiedono pertanto che la Commissione e gli stati membri migliorino la loro proposta riducendo in modo significativo le quote di importazione e «impedendo il trasferimento delle quote inutilizzate ai trimestri successivi nonché l'accesso alle quote residue per quei paesi ai quali sono state assegnate quote specifiche».
I siderurgici europei avvertono inoltre che se il settore dovesse essere messo a repentaglio dalle importazioni, allora non sarà in grado di essere leader a livello mondiale nella riduzione delle emissioni. «Un'Europa che diventa "verde" perché accetta che altre regioni vendano da noi a prezzi inferiori e inquinino a volontà non sarà mai in grado di camminare a testa alta» aggiungono i produttori. La loro conclusione infine è che la salvaguardia sull'acciaio, nata prima dell'emergenza coronavirus, «deve ora essere adattata al mondo post-COVID».
Stefano Gennari