La Duma di Stato, ossia la camera bassa dell'Assemblea federale della Federazione Russa, ha proposto l'introduzione di un'accisa sulla produzione di acciaio in sostituzione dell'attuale dazio all'esportazione del 15% a partire dal 1° gennaio 2022.
La nuova tassa si baserà sui prezzi per l'export di bramme e billette, nonché sui prezzi locali del rottame. Dopo l'approvazione da parte della camera bassa dell'Assemblea federale lo scorso 18 novembre, si attende ora quella del Consiglio federale, ossia la camera alta, cui seguirà la firma del presidente.
Nel caso dei produttori da altoforno, l'accisa sarà calcolata come prezzo medio mensile all'esportazione delle bramme in dollari, su base FOB porti del distretto federale meridionale della Russia, moltiplicato per un tasso di royalty di 0,027 e la media mensile del tasso di cambio dollaro/rublo. L'accisa sarà pari a zero nel caso in cui il prezzo delle bramme scenda sotto i 300 $/t FOB.
Parlando di acciaio prodotto mediante forno elettrico ad arco, l'accisa non si baserà sulle bramme, bensì sul prezzo di rottame, billette e ferroleghe. Sarà calcolata come prezzo medio mensile all'esportazione delle billette in dollari, su base FOB porti del distretto federale meridionale della Russia, moltiplicato per il tasso di cambio medio mensile dollaro/rublo. A questo importo verranno dedotti il prezzo CPT medio mensile dei rottami da fusione pesante (grado A3) nel distretto federale degli Urali e lo storico scarto di 12.500 rubli tra billette e rottame, nonché il 50% delle spese mensili medie degli stabilimenti EAF per ferroleghe e additivi per leghe. Il risultato finale verrà quindi moltiplicato per un tasso di royalty di 0,3.
In questo caso il livello massimo dell'accisa non potrà superare i 1.000 rubli la tonnellata, il che proteggerà i produttori EAF dalle oscillazioni di valuta.
Alcune aziende, in particolare nel settore dei macchinari, saranno esentate dal pagamento dell'imposta.
In conclusione, la nuova tassa riguarderà l'acciaio prodotto, non più quello venduto. Tuttavia, la reazione generale del mercato a questa notizia è migliore rispetto a quella avuta nei confronti del dazio all'esportazione introdotto lo scorso agosto. «Certo, si tratta di un'altra restrizione, ma ci siamo abituati – ha affermato un produttore –. [La nuova tassa] influenzerà anche le vendite locali e la produzione dovrà essere gestita con ancora più attenzione. Tuttavia, avrà un effetto meno dirompente rispetto all'attuale tassa sulle esportazioni. Peserà meno di quanto stia pesando il dazio del 15% sull'export in soli cinque mesi».