L'economia circolare è paralizzata e questa situazione costa alle imprese 2 miliardi di euro l'anno. Va quindi recepita immediatamente la direttiva europea del giugno 2018 che consente il rilascio delle autorizzazioni al riciclo. A dirlo sono circa 60 sigle imprenditoriali e associative che si sono riunite questa settimana a Roma per sollecitare un intervento da parte del governo e del parlamento. Tra queste, Confindustria, Federacciai, Circular Economy Network, Confederazione italiana agricoltori, Confartigianato imprese, Assofond e Assofermet. Tutto risale a una sentenza del Consiglio di Stato datata febbraio 2018, che ha paralizzato il riciclo dei rifiuti stabilendo che le regioni non possono più rilasciare le relative autorizzazioni in assenza di una norma statale che lo preveda espressamente. Le disposizioni introdotte con il decreto "Sblocca cantieri" in materia hanno provato a risolvere il problema assegnando la competenza agli enti locali, tuttavia si sono limitate a intervenire sulle tipologie e le attività di riciclo previste e regolate dal DM 5 febbraio 1998 e successivi, escludendo quelle che sono state sviluppate in oltre vent'anni. Non vengono considerati ad esempio processi moderni come il riciclo di rifiuti da spazzamento stradale.
Secondo i firmatari dell'appello ci sono le condizioni di necessità e urgenza necessarie affinché il governo adotti un decreto ad hoc per recepire la direttiva UE. Oppure affinché venga adottato un emendamento a un decreto legge o un emendamento a una legge di conversione di un decreto. Se le operazioni di riciclo non verranno rapidamente sbloccate, affermano imprenditori e associazioni, la crisi in atto che già colpisce la gestione dei rifiuti potrebbe aggravarsi e portare a situazioni critiche in molte città italiane, con il rischio di sovraccaricare le discariche e gli inceneritori.
Stefano Gennari