C'è stato un primo caso di positività al COVID-19 tra gli operai dello stabilimento ArcelorMittal Italia a Taranto. Venerdì sera un dipendente aveva accusato un malore e sintomi riconducibili al virus; ieri, la notizia dell'esito positivo del tampone. L'azienda pertanto ha proceduto a sanificare l'edificio del reparto ossigeno dell'ex Ilva, dove lavorava l'operaio. In più, anche i colleghi e le persone con le quali è entrato in contatto dovranno essere sottoposti al test.
Nei giorni scorsi il prefetto di Taranto Demetrio Martino aveva firmato un decreto che imponeva fino al 3 aprile la sospensione dell'attività produttiva a fini commerciali, ma che consentiva l'impiego di 3.500 lavoratori diretti e 2.000 dell'appalto nelle 24 ore, per garantire la salvaguardia degli impianti.
Alla notizia del primo caso di coronavirus all'ex Ilva, il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci ha invocato «decisioni immediate e definitive a tutela dei lavoratori». Secondo Melucci, ArcelorMittal «evidentemente non sta operando con la stessa energia e restrittività con la quale stiamo operando noi nei confronti della città». Il sindaco ritiene che il provvedimento prefettizio possa non essere sufficiente e che l'attività dell'ex Ilva comunque non sia essenziale. Peraltro, ha aggiunto, «entro poche settimane ArcelorMittal deve comunque provvedere al fermo di molti impianti per effetto della nostra ordinanza sindacale sulle emissioni inquinanti». Il primo cittadino si riferisce al fatto che ArcelorMittal e Ilva in amministrazione straordinaria non hanno provveduto a comunicare, entro la scadenza dei 30 giorni imposti dall'ordinanza del 27 febbraio, se abbiano provveduto a risolvere o meno le criticità delle emissioni inquinanti (azienda e commissari hanno fatto ricorso al TAR). «Non c'è davvero alcun motivo valido per andare avanti. Altro che minimo tecnico» ha concluso Melucci, chiedendo la chiusura dello stabilimento.
Anche il segretario Cgil Taranto Paolo Peluso ha chiesto che venga fermata la fabbrica per ridurre al minimo la presenza degli operai al suo interno.
Stefano Gennari