Piano decennale Acciaierie d'Italia, i dubbi di istituzioni e sindacati

martedì, 14 dicembre 2021 15:49:21 (GMT+3)   |   Brescia
       

Il commento del ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti riassume bene il piano di dieci anni presentato ieri da Acciaierie d’Italia. Raggiungere la sostenibilità ambientale in dieci anni, passando dal carbone all’idrogeno, «è più complicato di quanto ci aspettassimo, serve fiducia e speranza da parte di tutti. Il piano è realistico ma non semplice», ha detto.

In primis, la strada verso la neutralità carbonica non è necessariamente priva di conseguenze per l’ambiente. «Abbiamo dato la nostra disponibilità a costruire un piano energetico per l'energia alternativa, soprattutto da solare ma anche eolica – ha ha sottolineato il Governatore della regione Puglia, Michele Emiliano – Per alimentare a idrogeno, a partire dal più presto possibile, questo impianto così impattante e inquinante Questa disponibilità significa anche sacrificio ambientale. Ma bisogna scegliere quale è l'impatto ambientale a cui si va incontro, se è quello delle emissioni di CO2, diossina, benzoapirene, Ipa, o se è quello paesaggistico e dell'impiego di luoghi sicuramente delicati». 

Parte della complessità  del piano è data anche dal gran numero di parti coinvolte. Tutte richiedono principalmente due cose: rassicurazioni e maggiori dettagli. Il piano dell'ex Ilva, infatti, ha conseguenze che trascendono i confini della regione Puglia e interessano anche la Liguria, dipendente dallo stabilimento di Taranto in termini di forniture. A Cornigliano, infatti, i livelli occupazionali sono regolamentati da un Accordo di Programma che ha forza di legge. È per questo motivo che al tavolo di ieri, 13 dicembre, hanno partecipato anche il presidente di Regione Liguria, Giovanni Toti, e l'assessore allo Sviluppo Economico, Andrea Benveduti. Genova ha quindi richiesto e ottenuto un vertice in cui discutere «l'impatto del nuovo piano industriale sulla realtà ligure con particolare riferimento ai livelli occupazionali e al possibile utilizzo delle aree per ulteriori iniziative di sviluppo», si legge in una nota.

«Occorre riflettere con serenità e pragmatismo in particolare sulla realtà genovese, su come sostenere l'occupazione esistente e svilupparne di aggiuntiva, magari utilizzando parte delle importantissime aree che ragionevolmente si potranno continuare a ritenere inutilizzate», ha concluso l’assessore Benveduti.

Le sue parole riflettono in parte le preoccupazioni dei sindacati. In questo caso, il punto debole principale è la mancanza di informazioni su quanto potrebbe accadere nel breve periodo. È questa l’opinione di Federica Re David, segretaria generale della Fiom Cgil, secondo la quale l’attuale piano «dipende da tante cose». Tante le incertezze, tra cui il dissequestro dell'impianto, i costi di gas ed elettricità e le tempistiche del passaggio all'idrogeno. «Vogliamo invece capire cosa succede nei prossimi mesi e nei prossimi due-tre anni, mentre continuiamo a non vedere una qualunque prospettiva», ha concluso Re David chiedendo con urgenza un tavolo sindacale che affronti questo tema. Le altre organizzazioni sono d'accordo. «Siamo ancora di fronte ad annunci e a presentazioni anche parziali di un piano industriale decennale – ha dichiarato Rocco Palombella della Uilm – Dieci anni sono un'eternità. Noi abbiamo chiesto di conoscere i dettagli e di avviare un confronto di merito». Roberto Benaglia (Fim Cisl) ha sottolineato gli immediati ostacoli che il polo siderurgico si trova ad affrontare. «Dobbiamo lavorare in un polo che ha scarsa manutenzione, con impianti che ancora oggi vanno a corrente alternata, con aziende dell'indotto che non vengono pagate».


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