Dal 7 giugno scatterà la cassa integrazione per i dipendenti dello stabilimento Liberty Magona a Piombino, secondo quanto riferito dai sindacati dopo un incontro avuto con i vertici aziendali alla fine della scorsa settimana. La procedura riguarda circa 550 lavoratori (compresi gli interinali) e durerà almeno tre settimane. La causa è la mancanza di materiale, innescata dalla crisi della casa madre Liberty Steel e dalla decisione del colosso ArcelorMittal di bloccare le forniture di materie prime – coils – alla Magona. Lo stabilimento piombinese, come riportato in precedenza, sarà costretto a fermare gli impianti nonostante l'ottima ripartenza, con conti in attivo e un portafoglio clienti saturo.
ArcelorMittal, hanno affermato i sindacati, ha interrotto le spedizioni del semiprodotto pretestuosamente, a causa del credito insoluto dello stabilimento Liberty di Liegi dopo il fallimento di Greensill Capital, principale finanziatore del gruppo. Secondo gli stessi sindacati, c'è un solo modo per uscire da questa situazione ed è quello della vendita dello stabilimento. «Lo stabilimento Magona – hanno dichiarato Fim, Fiom e Uilm – si salva solo con un passaggio di proprietà e con un soggetto che abbia la forza finanziaria capace di garantire forniture del semi prodotto che non facciano disperdere il patrimonio di clienti, di qualità del prodotto e di professionalità che quello stabilimento ha faticosamente costruito negli anni». Le segreterie nazionali dei metalmeccanici chiedono ora un incontro con Gupta ma anche e soprattutto con il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti affinché assicuri alla Magona le forniture necessarie attraverso lo stabilimento Acciaierie d'Italia a Taranto.
Nelle ultime settimane il proprietario del gruppo Liberty, Sanjeev Gupta, ha annunciato un piano di ristrutturazione che prevede la vendita di alcuni impianti non strategici nel Regno Unito e in Francia, mentre sta cercando di salvare le attività di Liberty Primary Metals Australia.