Iran, le conseguenze di un'ipotetica chiusura dello stretto di Hormuz

lunedì, 23 giugno 2025 16:56:22 (GMT+3)   |   Istanbul

Gli operatori del mercato industriale a livello globale sono piuttosto preoccupati per l'escalation del conflitto in Medio Oriente, a seguito degli attacchi statunitensi ai siti nucleari iraniani effettuati nel fine settimana. Domenica 22 giugno, le autorità iraniane hanno minacciato di chiudere lo Stretto di Hormuz e il parlamento del Paese avrebbe appoggiato l'iniziativa. In passato, l'Iran ha sfiorato la chiusura dello stretto negli anni '80, mentre per il resto il commercio su questa rotta non è mai stato seriamente interrotto.
Lo Stretto di Hormuz è una delle rotte di navigazione più importanti a livello mondiale, utilizzata in particolare per il trasporto di petrolio e gas naturale. Secondo gli ultimi dati, circa il 20% del totale degli idrocarburi globali viene trasportato attraverso lo stretto, in particolare da Paesi come Emirati Arabi, Iraq, Kuwait, Qatar, Arabia Saudita e lo stesso Iran. L'esito più ovvio e indesiderato nel caso in cui l'Iran decidesse di chiudere lo stretto sarebbe un aumento dei prezzi del petrolio a livello globale, con un danno per le esportazioni dei vicini Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo. Nell'ultimo anno iraniano (conclusosi nel marzo 2025), l'Iran ha esportato petrolio per un valore di 67 miliardi di dollari, e la Cina da sola ha acquistato circa l'85-90% delle esportazioni totali dell'Iran. In generale, si prevede che anche l'Asia sarà duramente colpita dalla chiusura dello Stretto di Hormuz, poiché si rifornisce di circa l'80% degli idrocarburi attraverso questa rotta.  Infatti, secondo alcune fonti giornalistiche, gli Stati Uniti hanno già sollecitato la Cina a influenzare la decisione dell'Iran in merito allo stretto, sottolineando le potenziali minacce e gli impatti economici a livello globale.

La chiusura dello stretto comporterebbe un aumento significativo dei prezzi del petrolio per molti settori. In particolare, l'interruzione delle spedizioni di petrolio comporterebbe un aumento dei costi del carburante e della produzione, anche per l'industria siderurgica, e l'aumento dei costi verrebbe infine trasferito al segmento degli utenti finali, alimentando un'ulteriore inflazione. Inoltre, anche le forniture e le spedizioni di altri beni verrebbero interrotte. Nel caso dell'industria siderurgica, in particolare, i Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo importano quantità significative di coils a caldo e altri prodotti piani, nonché billette, travi di grandi dimensioni e altri prodotti.


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